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parve mirabile, era che si univa meglio che la tempera infinitamente. |
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Rallegrossene dunque Giovanni, come era giusto, e dato principio a met- |
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tere in opera i suoi lavori, ne venne a condurre oggi una cosa e domani |
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un'altra, di maniera che, assicuratosi de la esperienza, venne a far opere |
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maggiori, le quali vedutesi e dagli artefici del suo paese e dai forestieri |
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furono molto lodate. E ne sparse per Fiandra e per Italia e per le altre |
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parti del mondo che e' gli reccarono utile e fama immortale, e massima- |
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mente da chi intendeva la nuova invenzione del colorito di Gio- |
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vanni, perché vedendo le opere sue e non sapendo quello che egli si ado- |
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perasse, era costretto non solamente a lodarlo, ma a celebrarlo quanto e' |
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poteva, e tanto più quanto egli per un tempo non volse mai esser veduto |
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lavorare né insegnare a nessuno artefice quel segreto. Ma poi che egli, |
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già divenuto vec[c]hio, ne fece grazia a Ruggieri da Bruggia suo creato |
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che la insegnò ad Ausse suo discepolo et agli altri che io dissi già nel |
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capitolo XXI dove si ragionò del colorire a olio nelle cose della pit- |
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tura, ancora che Giovanni la tenesse in pregio, molti che facevano |
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mercanzie in Fiandra di diverse nazioni mandavan de l'opere sue per |
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incetta a diversi prìncipi; i quali le stimoron molto sì per le lode che gli |
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davano gli artefici nel vederle e molto più per la bellezza di quella |
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invenzione che Giovanni aveva trovato. Né per questo in Italia si poté |