|
|
egli era. Ora, avendo una volta fra l'altre durato grandissima fatica |
|
|
in dipignere una tavola, poi che l'ebbe con molta diligenza condotta |
|
|
a fine, le diede la vernice e la mise a seccarsi al sole, come si costuma; |
|
|
ma, o perché il caldo fusse violento, o forse mal commesso il legna- |
5 |
|
me o male stagionato, la detta tavola si aperse in sulle commettiture |
|
|
di mala sorte. Laonde, veduto Giovanni il nocumento che le aveva |
|
|
fatto il caldo del sole, deliberò di far sì che mai più gli farebbe il sole |
|
|
così gran danno nelle sue opere; e così recatosi non meno a noia la |
|
|
vernice che il lavorare a tempera, cominciò a pensare di trovar modo |
10 |
|
di fare una sorte di vernice che seccasse all'ombra, senza met- |
|
|
tere al sole le sue pitture. Onde, poi che ebbe molte cose sperimentate, |
|
|
e pure e mescolate insieme, alla fine trovò che l'olio di seme di lino |
|
|
e quello delle noci, fra tanti che n'aveva provati, erano più seccativi |
|
|
di tutti gl'altri. Questi dunque, bolliti con altre sue misture, gli fe- |
15 |
|
cero la vernice che egli, anzi tutti i pittori del mondo avevano lunga- |
|
|
mente disiderato. Dopo, fatto sperienza di molte altre cose, vide che il |
|
|
mescolare i colori con queste sorti d'olii dava loro una tempera molto |
|
|
forte, e che secca non solo non temeva l'acqua altrimenti, ma accen- |
|
|
deva il colore tanto forte che gli dava lustro da per sé senza vernice; |
20 |
|
e quello che più gli parve mirabile, fu che si univa meglio che la tempera |