Volume 3

Edizione Giuntina
    principe di Salerno, Francesco Carmignuola, Giovanni Vitel-
    lesco, Bessarione cardinale, Francesco Spinola, Battista da Canneto;
    i quali tutti ritratti furono dati al Giovio da Giulio Romano disce-
    polo et erede di Raffaello da Urbino, e dal Giovio posti nel suo mu-
5   seo a Como. In Milano, sopra la porta di S. Sepolcro, ho veduto un
    Cristo morto di mano del medesimo fatto in iscorto, nel quale, an-
    cora che tutta la pittura non sia più che un braccio d'altezza, si di-
    mostra tutta la lunghezza dell'impossibile fatta con facilità e con
    giudizio. Sono ancora di sua mano in detta città in casa del mar-
10   chesino Ostanesia camere e logge, con molte cose lavorate da lui con
    pratica e grandissima forza negli scórti delle figure. E fuori di Porta
    Versellina, vicino al castello, dipinse a certe stalle oggi rovinate e gua-
    ste alcuni servidori che streg[g]hiavano cavalli, fra i quali n'era uno
    tanto vivo e tanto ben fatto, che un altro cavallo, tenendolo per vero,
15   gli tirò molte coppie di calci.
    Ma tornando a Piero della Francesca, finita in Roma l'opera sua
    se ne tornò al Borgo, essendo morta la madre; e nella Pieve fece a
    fresco dentro alla porta del mezzo due Santi, che sono tenuti cosa
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Edizione Torrentiniana
    che per la mala fortuna sua sono capitate male, mi par debito
20   farne almanco questa memoria in testimonio della sua virtù. Strasor-
    dinariamente ho sentito lodare costui in alcune teste fatte da lui nella
    detta istoria dal naturale, sì belle e sì bene condotte che la sola parola
    mancava a dar loro la vita. Et ho veduto in Milano sopra la porta della
    chiesa di San Sepolcro un Cristo morto fatto da lui in iscorto, nel quale,
25   ancora che tutta la pittura non sia più che un braccio di altezza, egli
    nientedimanco nella brevità dello spazio ha voluto mostrare la lunghezza
    dello impossibile con la facilità e virtù dello ingegno suo. Sono ancora di
    sua mano in detta città in casa il marchesino Ostanesia camere e logge,
    con molte storie lavorate da lui con una pratica resolutissima e con
30   grandissima forza negli scórti delle figure; le istorie sono cose romane,
    accompagnate con diverse poesie. E fuori di Porta Versellina, vicino al
    castello, a certe stalle oggi rovinate e guaste, alcuni servidori che
    stregghiavano cavalli, de' quali ve ne fu uno tanto vivo e tanto ben
    fatto, che un altro cavallo, tenendolo per vero, gli tirò molte coppie di
35   calci.
    Ma tornando a Pietro della Francesca, finito in Roma l'opera sua
    se ne ritornò al Borgo per la morte della madre; e nella Pieve fece a
    fresco dentro a la porta del mez[z]o due Santi, che sono tenuti cosa bellissima.
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