Volume 3

Edizione Giuntina
    Benedetto si stava in Fiorenza attendendo a lavorar di tarsia, per-
    ché gl'apportava maggior guadagno che l'altre arti non facevano,
    quando Giuliano da messer Antonio Rosello aretino, segretario di
    papa Paulo II, fu chiamato a Roma al servizio di quel Pontefice;
5   dove andato, gl'ordinò nel primo cortile del palazzo di S. Pie-
    ro le logge di trevertino con tre ordini di colonne: la prima nel
    piano da basso, dove sta oggi il Piombo et altri uffizii; la seconda di so-
    pra, dove sta il Datario et altri prelati; e la terza e ultima dove sono le
    stanze che rispondono in sul cortile di S. Piero, le quali adornò di
10   palchi dorati e d'altri ornamenti. Furono fatte similmente col suo di-
    segno le logge di marmo dove il Papa dà la benedizzione, il che fu lavo-
    ro grandissimo, come ancor oggi si vede. Ma quello che egli fece di
    stupenda maraviglia più che altra cosa fu il palazzo che fece per quel
    Papa, insieme con la chiesa di S. Marco di Roma; dove andò una infi-
15   nità di trevertini, che furono cavati, secondo che si dice, di certe vigne
    vicine all'arco di Gostantino, che venivano a esser contraforti de' fon-
    damenti di quella parte del Colosseo ch'è oggi rovinata, forse per
    aver allentato quell'edifizio. Fu dal medesimo Papa mandato Giuliano
    alla Madonna di Loreto, dove rifondò e fece molto maggior il corpo
20   di quella chiesa, che prima era piccola e sopra pilastri alla salvatica:
    ma non andò più alto che il cordone che vi era; nel qual luogo condus-
    se Benedetto suo nipote, il quale, come si dirà, voltò poi la cupola. Do-
    po, essendo forzato Giuliano a tornare a Napoli per finire l'opere in-
    cominciate, gli fu allogata dal re Alfonso una porta vicina al castello
25   dove andavano più d'ottanta figure, le quali aveva Benedetto a lavorar
    in Fiorenza; ma il tutto per la morte di quel re rimase imperfetto, e ne
    sono ancora alcune reliquie in Fiorenza nella Misericordia, e alcune
    altre n'erano al Canto alla Macine a' tempi nostri, le quali non so dove
    oggi si ritrovino. Ma inanzi che morisse il re, morì in Napoli Giulia-
30   no di età di 70 anni, e fu con ricche essequie molto onorato, avendo
    il re fatto vestire a bruno 50 uomini che l'accompagnarono alla sepoltura,
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Edizione Torrentiniana
    amendue chiamati a Loreto, e la chiesa di Santa Maria per loro disegno
    si edificò; laonde vi steron tanto che la tribuna di essa lasciarono vòlta e
    finita. Appresso ritornatisi a Napoli per finire l'opre incominciate, gli fu
35   allogato dal re Alfonso una porta vicina al castello dove andavano più
    di 80 figure, le quali avevano a farsi per Benedetto in Fiorenza; e per la
    morte del re rimasero imperfette. Quivi Giuliano, d'età di 70 anni, finì
    la sua vita, e per l'esequie sue fece vestire il re ben 50 uomini a bruno che
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