Volume 3

Edizione Giuntina
    tenendola fornita di que' lavori che sogliono improvisamente
    il più delle volte venire a bisogno a chi fabrica qualche cosa. Standosi
    dunque in Firenze gli nacque Giuliano, il quale, perché parve col
    tempo al padre di buono ingegno, disegnò di farlo notaio, parendogli
5   che lo scarpellare come aveva fatto egli fusse troppo faticoso essercizio
    e di non molto utile: ma non gli venne ciò fatto perché, se bene andò
    un pezzo Giuliano alla scola di grammatica, non vi ebbe mai il capo,
    e per conseguenza non vi fece frutto nessuno; anzi fuggendosene
    più volte, mostrò d'aver tutto l'animo vòlto alla scultura, se bene
10   da principio si mise all'arte del legnaiuolo e diede opera al disegno.
    Dicesi che con Giusto e Minore, maestri di tarsie, lavorò i ban-
    chi della sagrestia della Nunziata e similmente quelli del coro che
    è allato alla cappella, e molte cose nella Badia di Fiesole et in
    S. Marco; e che per ciò acquistatosi nome, fu chiamato a Pisa, dove
15   lavorò in Duomo la sedia che è a canto all'altar maggiore dove stan-
    no a sedere il sacerdote e diacono e sodiacono quando si canta la
    Messa; nella spalliera della quale fece di tarsia, con legni tinti et om-
    brati, i tre Profeti che vi si veggiono. Nel che fare, servendosi di Gui-
    do del Servellino e di maestro Domenico di Mariotto, legnaiuoli pi-
20   sani, insegnò loro di maniera l'arte che poi feciono così d'intaglio
    come di tarsie la maggior parte di quel coro, il quale a' nostri dì è
    stato finito, ma con assai miglior maniera, da Batista del Cervelliera
    pisano, uomo veramente ingegnoso e soffistico. Ma tornando a Giu-
    liano, egli fece gl'armarii della sagrestia di Santa Maria del Fiore,
25   che per cosa di tarsia e di rimessi furono tenuti in quel tempo mira-
    bili. E così seguitando Giuliano d'attender alla tarsia et alla scultura
    et architettura, morì Filippo di ser Brunellesco; onde messo dagl'O-
    perai in luogo suo, incrostò di marmo, sotto la volta della cupola, le
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Edizione Torrentiniana
    di pietre lavorate, tenendola sempre fornita di que' lavori che so-
30   gliono improvisamente il più delle volte venire a bisogno a chi fabbrica
    qualche cosa. Quivi essendo già di qualche facultà pure da artefice, gli
    nacque questo figliuolo, che insino da la fanciullezza mostrò segni di
    buono ingegno. La qual cosa vedendo il padre et avendo provati pur
    molti affanni e disagi nella arte sua, deliberò che il figliuolo attendesse
35   ad altro esercizio di più guadagno e manco fatica; e per questo deside-
    rando farlo notaio, gli fece apprendere i principii delle lettere. Le quali
    non piacendo molto a Giuliano, si fuggì più volte dal padre; et avendo
    tutta la sua affezzione alla scultura et alla architettura, contra la volontà
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