Volume 3

Edizione Giuntina
    di rovinare, ne diede la cura a Michelozzo, onde egli (secondo che già
    mi disse Michelagnolo Bonarroti), fatto fare segretamente una co-
    lonna e messi a ordine puntegli assai, cacciò il tutto in una barca, et
    in quella entrato con alcuni maestri, in una notte ebbe puntellata la
5   casa e rimessa la colonna. Michelozzo dunque, da questa sperienza
    fatto animoso, riparò al pericolo del palazzo e fece onor a sé et a chi
    l'aveva favorito in fargli dare cotal carico; e rifondò e rifece le colonne
    in quel modo che oggi stanno, avendo fatto prima una travata spessa
    di puntelli e di legni grossi per lo ritto, che reggevano le centine degli
10   archi fatti di pancone di noce, per le volte che venivano del pari a reg-
    gere unitamente il peso che prima sostenevano le colonne; et a poco
    a poco cavate quelle che erano in pezzi mal commessi, rimesse di nuo-
    vo l'altre di pezzi lavorate con diligenza, in modo che non patì la fab-
    brica cosa alcuna né mai ha mosso un pelo. E perché si riconoscessino
15   le sue colonne dall'altre, ne fece alcune a otto facce in su' canti, con
    capitelli che hanno intagliate le foglie alla foggia moderna, et altre
    tonde, le quali molto bene si riconoscano dalle vecchie che già vi fece
    Arnolfo.
    Dopo, per consiglio di Michelozzo, da chi governava allora la città
20   fu ordinato che si dovesse ancora sopra gl'archi di quelle colonne
    scaricare et alleggerire il peso di quelle mura che vi erano, e rifar di
    nuovo tutto il cortile dagli archi in su, con ordine di finestre alla mo-
    derna simili a quelle che per Cosimo aveva fatto nel cortile del pa-
    lazzo de' Medici; e che si sgraffisse a bozzi per le mura per mettervi
25   que' gigli d'oro che ancora vi si veggono al presente: il che tutto fece
    far Michelozzo con prestezza, facendo al dritto delle finestre di detto
    cortile, nel secondo ordine, alcuni tondi che variassino dalle finestre
    su dette, per dar lume alle stanze di mez[z]o che son sopra alle prime,
    dov'è oggi la sala de' Dugento. Il terzo piano poi, dove abitavano i
30   Signori e il Gonfaloniere, fece più ornato, spartendo in fila, dalla parte
    di verso S. Piero Scaraggio, alcune camere per i Signori, che prima
    dormivano tutti insieme in una medesima stanza; le quali camere
    furono otto per i Signori et una maggiore per il Gonfaloniere, che
    tutte rispondevano in un andito che aveva le finestre sopra il cortile.
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Edizione Torrentiniana
35   e dubitando che 'l palazzo per lo peso non ruinasse, nessun la volse mai.
    Laonde Michelozzo, per volersi mostrare animoso et intendente, quelle con
    tanta agilità mise che tale opera gli aggiunse gran fama al nome che ave-
    va prima; di maniera che, riconosciuto dal publico, fu fatto di Collegio.
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