Volume 3

Edizione Giuntina
    come s'usa, salutato e confortato, gli dissero che suo debito era la-
    sciar loro un podere che egli aveva in quel di Prato, ancorché piccolo
    fusse e di pochissima rendita, e che di ciò lo pregavano strettamente.
    Ciò udito Donato, che in tutte le sue cose aveva del buono,
5   disse loro: «Io non posso compiacervi, parenti miei, perché io voglio,
    e così mi pare ragionevole, lasciarlo al contadino che l'ha sempre la-
    vorato e vi ha durato fatica, e non a voi, che senza avergli mai fatto
    utile nessuno né altro che pensar d'averlo, vorreste con questa vo-
    stra visita che io ve lo lasciassi; andate, che siate benedetti». Et in
10   verità così fatti parenti, che non hanno amore se non quanto è l'u-
    tile o la speranza di quello, si deono in questa guisa trattare. Fatto
    dunque venire il notaio, lasciò il detto podere al lavoratore che sem-
    pre l'aveva lavorato, e che forse nelle bisogne sue si era meglio
    che que' parenti fatto non avevano, verso di sé portato. Le cose del-
15   l'arte lasciò ai suoi discepoli, i quali furono Bertoldo scultore fio-
    rentino, che l'imitò assai (come si può vedere in una battaglia in bron-
    zo d'uomini a cavallo, molto bella, la quale è oggi in guardaroba del
    signor duca Cosimo), Nanni d'Anton di Banco, che morì inanzi a lui,
    il Rossellino, Disiderio e Vellano da Padoa. Et insomma dopo la mor-
20   te di lui si può dire che suo discepolo sia stato chiunche ha voluto
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Edizione Torrentiniana
    voleva che egli si confessasse e comunicasse, e che se pure non lo voleva
    fare per amor suo, lo facesse almeno per amor di chi rimaneva vivo nella
    arte, a ciò che e' non fusse rimproverato loro, con lo esemplo di lui, che
    e' non credessino in Cristo. Parve strana a Donato questa dimanda; ma
25   non potendo mancare a Filippo, si confessò e communicò e ricevé tutti i
    sagramenti con grandissima divozione. Così dicono alcuni de la morte di
    Donatello, ancora che manifestamente si conosca il tutto essere finzione,
    sì perché e' fu veramente fedele e buono, e sì perché Filippo morì anni XX
    prima di lui, come nel publico epitaffio suo si vede in Santa Maria del
30   Fiore. Laonde bisogna dire o che questo advenisse in qualche infermità
    particulare e non nella morte, o più tosto che tutto è falso et un mero
    trovato di chi ha voluto cardar gli artefici.
    Morissi Donato il dì XIII di dicembre MCCCCLXVI; e fu sotter-
    rato nella chiesa di San Lorenzo vicino alla sepoltura di Cosimo, come
35   egli stesso aveva ordinato, a cagione che così gli fusse vicino il corpo già
    morto come vivo sempre gli era stato presso con l'animo. Dolse infinita-
    mente la morte sua a' cittadini, agli artefici et a chi lo conobbe vivo. Laon-
    de per onorarlo più nella morte che e' non avevano fatto nella vita, gli
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