Volume 3

Edizione Giuntina
    tanto parletico che e' non potesse più lavorare in maniera alcuna, e
    si conducesse a starsi nel letto continovamente in una povera casetta
    che aveva nella via del Cocomero vicino alle monache di San Nic-
    colò. Dove peggiorando di giorno in giorno e consumandosi a poco
5   a poco, si morì il dì 13 di dicembre 1466. E fu sotterrato nella chiesa
    di San Lorenzo vicino alla sepoltura di Cosimo, come egli stesso ave-
    va ordinato, a cagione che così gli fusse vicino il corpo già morto
    come vivo sempre gli era stato presso con l'animo. Dolse infini-
    tamente la morte sua a' cittadini, agli artefici et a chi lo conob-
10   be vivo; laonde per onorarlo più nella morte che e' non avevano
    fatto nella vita, gli fecero essequie onoratissime nella predetta
    chiesa, accompagnandolo tutti i pittori, gli architetti, gli scultori,
    gli orefici e quasi tutto il popolo di quella città. La quale non ces-
    sò per lungo tempo di componere in sua lode varie maniere di versi
15   in diverse lingue, de' quali a noi basta por questi soli che di sotto si
    leggono.
    Ma prima che io venga agl'epitaffii, non sarà se non bene ch'io rac-
    conti di lui ancor questo. Essendo egli amalato, poco inanzi che si
    morisse, l'andarono a trovare alcuni suoi parenti, e poi che l'ebbono,
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Edizione Torrentiniana
20   continovamente in una povera casetta che aveva nella via del Cocomero
    vicino alle Monache di San Niccolò . Dove peggiorando di giorno in gior-
    no e consumandosi a poco a poco, dicono alcuni che e' non si poteva però
    indurlo, né con preghi né con consigli o admonizioni di chi teneva la cura
    del governarlo, a confessarsi e communicarsi ad usanza di buon cristiano:
25   non perché e' non fusse e buono e fedele, ma per quella somma strac-
    curataggine che ebbe sempre in ogni sua cosa, fuori che nella arte. La
    qual cosa intendendo Filippo di ser Brunellesco amicissimo suo, venutolo
    a visitare, dopo alcuni ragionamenti gli disse: «Donato, fratello caris-
    simo, io veggo la tua vecchiezza averti condotto assai vicino a quel fine
30   dove arriva ciascuno che nasce; per il che dovendo noi più che gli altri
    conoscere la bontà di Dio per lo ingegno che e' ci ha dato e per lo onore
    che ci è stato fatto sopragli altri uomini, voglio per ricordanza della tanta
    nostra amicizia un servizio da te avanti la morte, il quale non voglio io
    che tu mi nieghi in maniera alcuna». Donato, che amò sempre Filippo
35   cordialmente e conosceva la sua virtù, disse che e' chiedesse sicuramente,
    che non mancherebbe di satisfargli. Soggiunseli Filippo allora che per
    salute sua e per isgannare infiniti che avevano opinione che tutti
    gli ingegni elevati e begli fussino eretici e non credessino dal tetto in su,
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