Volume 3

Edizione Giuntina
    Donato a Roma, vi si trovò appunto quando vi era Gismondo
    imperatore per ricevere la corona da papa Eugenio Quarto; per che
    fu forzato, in compagnia di Simone, adoperarsi in fare l'onoratissimo
    apparato di quella festa, nel che si acquistò fama et onore grandissi-
5   mo. Nella guardaroba ancora del signor Guidobaldo duca d'Urbino
    è di mano del medesimo una testa di marmo bellissima, e si stima
    che fusse data agli antecessori di detto Duca dal magnifico Giuliano
    de' Medici quando si tratteneva in quella corte piena di virtuosissimi
    signori. Insomma Donato fu tale e tanto mirabile in ogni azzione, che
10   e' si può dire che in pratica, in giudizio et in sapere sia stato de' primi
    a illustrare l'arte della scultura e del buon disegno ne' moderni; e tan-
    to più merita commendazione quanto nel tempo suo le antichità non
    erano scoperte sopra la terra, dalle colonne, i pili e gli archi
    trionfali in fuora. Et egli fu potissima cagione che a Cosimo de'
15   Medici si destasse la volontà dell'introdurre a Fiorenza le antichità
    che sono et erano in casa Medici, le quali tutte di sua mano acconciò.
    Era liberalissimo, amorevole e cortese, e per gl'amici migliore
    che per se medesimo; né mai stimò danari, tenendo quegli in una
    sporta con una fune al palco appiccati, onde ogni suo lavorante
20   et amico pigliava il suo bisogno senza dirgli nulla. Passò la vecchiez-
    za allegrissimamente, e venuto in decrepità, ebbe ad essere soccorso
    da Cosimo e da altri amici suoi, non potendo più lavorare. Dicesi
    che venendo Cosimo a morte lo lasciò raccomandato a Piero suo fi-
    gliuolo; il quale, come diligentissimo esecutore della volontà di suo
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Edizione Torrentiniana
25   farsi frate. Insomma Donato fu tale e tanto mirabile in ogni azzione,
    che e' si può dire che in pratica, in giudicio et in sapere sia stato de'
    primi a illustrare l'arte della scultura e del buon disegno ne' moderni; e
    tanto più merita commendazione quanto nel tempo suo le antichità non
    erano scoperte sopra la terra, da le colonne, i pili e gli archi trionfali in
30   fuora. Et egli fu potissima cagione che a Cosimo de' Medici si destasse la
    volontà dello introdurre a Fiorenza le antichità che sono et erano in casa
    Medici, e quelle tutte di sua mano acconciò.
    Era liberalissimo, amorevole e cortese, e per gli amici migliore che
    per se medesimo; né mai stimò danari, tenendo quegli in una sporta con
35   una fune al palco appic[c]ati, onde ogni suo lavorante et amico pigliava
    il suo bisogno senza dirgli nulla. Passò la vecchiezza allegrissimamente,
    e venuto in decrepità, ebbe ad essere soccorso da Cosimo e da altri amici
    suoi, non potendo più lavorare. Dicesi che venendo Cosimo a morte lo
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