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condotti, i vivai, le frasconaie e le spalliere, et altre infinite cose vera- |
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mente da magnanimo principe; le quali tacerò, perché non è possibile |
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che chi non le vede le possa immaginar mai di quella grandezza e |
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bellezza che sono. E di vero al duca Cosimo non poteva venire alle |
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mani alcuna cosa più degna della potenza e grandezza dell'animo suo |
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di questo palazzo, il quale pare che veramente fusse edificato da |
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messer Luca Pitti per Sua Ecc[ellenza] illustrissima col disegno del |
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Brunellesco. Lo lasciò messer Luca imperfetto per i travagli che egli |
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ebbe per conto dello stato; e gli eredi, perché non avevano modo a |
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finirlo, acciò non andasse in rovina, furono contenti di compiacerne |
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la signora duchessa; la quale mentre visse vi andò sempre spenden- |
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do, ma non però in modo che potesse sperare di così tosto finirlo. Ben |
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è vero che, se ella viveva, era d'animo, secondo che già intesi, di |
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spendervi in uno anno solo quarantamila ducati per vederlo, se non |
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finito, a bonissimo termine. E perché il modello di Filippo non si è tro- |
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vato, n'ha fatto fare Sua Ecc[ellenza] un altro a Bartolomeo Amman- |
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nati, scultore et architetto ecc[ellente], e secondo quello si va lavoran- |
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do; e già è fatto una gran parte del cortile d'opera rustica, simile al |
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difuori. E nel vero, chi considera la grandezza di quest'opera, stupi- |
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sce com'e' potesse capire nell'ingegno di Filippo così grande edifizio, |
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magnifico veramente non solo nella facciata di fuori, ma ancora nello |
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spartimento di tutte le stanze. Lascio stare la veduta ch'è bellissima, |
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et il quasi teatro che fanno l'amenissime colline che sono intorno al |
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palazzo verso le mura, perché, com'ho detto, sarebbe troppo lungo |
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voler dirne a pieno, né potrebbe mai niuno che nol vedesse imagi- |
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narsi quanto sia a qualsivoglia altro regio edifizio superiore. |
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Dicesi ancora che gl'ingegni del paradiso di S. Filice in Piazza |
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nella detta città furono trovati da Filippo per fare la rappresenta- |
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zione, overo festa della Nunziata, in quel modo che anticamente a |
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Firenze in quel luogo si costumava di fare. La qual cosa invero era |
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maravigliosa e dimostrava l'ingegno e l'industria di chi ne fu in- |
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ventore, perciò che si vedeva in alto un cielo pieno di figure vive |
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moversi, et una infinità di lumi quasi in un baleno scoprirsi e ricoprirsi. |