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pur si parla universalmente in genere, e non si debbe da la perfez- |
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zione e bontà d'una cosa sola argomentare l'eccellenza del tutto. |
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Il che della pittura ancora dico e de la scultura, nelle quali si |
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vede ancora oggi cose rarissime de' maestri di questa secon- |
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da età, come quelle di Masaccio nel Carmine, che fece uno ignudo |
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che triema del freddo, et in altre pitture vivezze e spiriti; ma in genere |
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e' non aggiunsono a la perfezzione de' terzi, de' quali parleremo al |
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suo tempo, bisognandoci qui ragionare de' secondi; i quali, per dire |
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prima degli scultori, molto si allontanarono dalla maniera de' primi, |
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e tanto la migliorarono che lasciorno poco ai terzi; et ebbono una lor |
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maniera tanto più graziosa, più naturale, più ordinata, di più disegno e |
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proporzione, che le loro statue cominciarono a parere pressoché perso- |
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ne vive, e non più statue come le prime: come ne fanno fede quelle o- |
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pere che in quella rinovazione della maniera si lavorarono, come si ve- |
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drà in questa Seconda Parte, dove le figure di Iacopo della Quercia sa- |
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nese hanno più moto e più grazia e più disegno e diligenza, quelle di |
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Filippo più bel ricercare di muscoli e miglior proporzione e più giudi- |
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zio, e così quelle de' loro discepoli. Ma più vi aggiunse Lorenzo Ghi- |
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berti nell'opera delle porte di S. Giovanni, dove mostrò invenzione, |
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ordine, maniera e disegno, che par che le sue figure si muovino et abbiano |