Volume 3

Edizione Giuntina
    ch'e' fusse partito, pensando che e' dovesse disegnare o fantasticare
    qualcosa. Così tornato in Fiorenza li mostrò il disegno del pilo da lui
    con pazienza ritratto; per il che Donato si maravigliò assai, vedendo
    quanto amore Filippo portava all'arte.
5   Stette poi molti mesi in Fiorenza, dove egli faceva segretamente
    modelli et ingegni, tutti per l'opera della cupola, stando tuttavia con
    gli artefici in su le baie; ché allora fece egli quella burla del Gras-
    so e di Matteo, et andando bene spesso per suo diporto ad aiutare
    a Lorenzo Ghiberti a rinettar qualcosa in su le porte. Ma, tóccoli
10   una mattina la fantasia, sentendo che si ragionava del far provisio-
    ne di ingegneri che voltassino la cupola, si ritornò a Roma, pen-
    sando con più riputazione avere a esser ricerco di fuora che non
    arebbe fatto stando in Fiorenza. Laonde trovandosi in Roma e ve-
    nuto in considerazione l'opera e l'ingegno suo acutissimo per aver
15   mostro ne' ragionamenti suoi quella sicurtà e quello animo che non
    aveva[n] trovato negli altri maestri, i quali stavono smarriti insieme
    coi muratori, perdute le forze e non pensando poter mai trovar mo-
    do da voltarla né legni da fare una travata che fusse sì forte che
    reg[g]esse l'armadura et il peso di sì grande edifizio, deliberati ve-
20   derne il fine scrissono a Filippo a Roma con pregarlo che venisse
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Edizione Torrentiniana
    pensando che e' dovessi disegnare o fantasticare qualcosa. Così tornato in
    Fiorenza li mostrò il disegno del pilo da lui con pazienza ritratto; per il che
    Donato si maravigliò assai, vedendo quanto amore Filippo portava all'arte.
    Stette molti mesi in Fiorenza, dove egli faceva segretamente model-
25   li et ingegni, tutti per l'opera della cupola, stando tuttavia con gli ar-
    tefici in su le baie; ché allora fece egli quella burla del Grasso e di
    Matteo, et andando bene spesso per suo diporto ad aiutare a Lorenzo
    Ghiberti a rinettar qualcosa in su le porte. Ma, tóccoli una mattina la
    fantasia, sentendo che si ragionava del far provisione di ingegneri che
30   voltassino la cupola, si ritornò a Roma, pensando con più riputazione
    avere a esser ricerco di fuora che non arebbe fatto in Fiorenza, se lo aves-
    sino richiesto. Laonde trovandosi in Roma, e venuto in considera-
    zione l'opera e l'ingegno suo acutissimo per aver mostro ne' ragionamenti
    suoi quella sicurtà e quello animo che non avevan trovato negli altri
35   maestri, i quali stavono smarriti insieme coi muratori, perdute le forze e
    non pensando poter mai trovar modo da voltarla né legni da fare una
    travata che fusse sì forte che reggessi l'armadura et il peso di sì grande
    edifizio, deliberati vederne il fine scrissono a Filippo a Roma con pregarlo
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