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ch'e' fusse partito, pensando che e' dovesse disegnare o fantasticare |
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qualcosa. Così tornato in Fiorenza li mostrò il disegno del pilo da lui |
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con pazienza ritratto; per il che Donato si maravigliò assai, vedendo |
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quanto amore Filippo portava all'arte. |
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Stette poi molti mesi in Fiorenza, dove egli faceva segretamente |
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modelli et ingegni, tutti per l'opera della cupola, stando tuttavia con |
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gli artefici in su le baie; ché allora fece egli quella burla del Gras- |
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so e di Matteo, et andando bene spesso per suo diporto ad aiutare |
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a Lorenzo Ghiberti a rinettar qualcosa in su le porte. Ma, tóccoli |
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una mattina la fantasia, sentendo che si ragionava del far provisio- |
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ne di ingegneri che voltassino la cupola, si ritornò a Roma, pen- |
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sando con più riputazione avere a esser ricerco di fuora che non |
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arebbe fatto stando in Fiorenza. Laonde trovandosi in Roma e ve- |
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nuto in considerazione l'opera e l'ingegno suo acutissimo per aver |
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mostro ne' ragionamenti suoi quella sicurtà e quello animo che non |
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aveva[n] trovato negli altri maestri, i quali stavono smarriti insieme |
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coi muratori, perdute le forze e non pensando poter mai trovar mo- |
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do da voltarla né legni da fare una travata che fusse sì forte che |
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reg[g]esse l'armadura et il peso di sì grande edifizio, deliberati ve- |
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derne il fine scrissono a Filippo a Roma con pregarlo che venisse |