20 |
|
MCCCLXXVII un figliuolo, al quale pose nome Filippo per il padre |
|
|
suo già morto: della qual nascita fece quella allegrezza che maggior |
|
|
poteva. Laonde con ogni accuratezza gl'insegnò nella sua puerizia i primi |
|
|
principii delle lettere, nelle quali si mostrava tanto ingegnoso e di spirito |
|
|
elevato, che teneva spesso sospeso il cervello, quasi che in quelle |
25 |
|
non curasse venir molto perfetto: anzi pareva che egli andasse col pen- |
|
|
siero a cose di maggior utilità; per il che ser Brunellesco, che desiderava |
|
|
che egli facesse il mestier suo del notaio o quel del tritavolo, ne prese |
|
|
dispiacere grandissimo. Pure, veggendolo continovamente esser dietro |
|
|
a cose ingegnose d'arte di mano, gli fece imparare l'abbaco e scrivere, e |
30 |
|
dipoi lo pose all'arte dell'orefice, acciò imparasse a disegnare con uno |
|
|
amico suo. E fu questo con molta satisfazione di Filippo, il quale comin- |
|
|
ciato a imparare e mettere in opera le cose di quella arte, non passò |
|
|
molti anni che egli legava le pietre fini meglio che artefice vecchio di quel |
|
|
mestiero. Esercitò il niello et il lavorare grosserie, come alcune figure |
35 |
|
d'argento che erano nello altare di Santo Iacopo di Pistoia, tenute bel- |
|
|
lissime, fatte da lui all'Opera di quella città; et opere di bassi rilievi, dove |
|
|
mostrò intendersi tanto di quel mestiero, che era forza che 'l suo ingegno |
|
|
passasse i termini di quella arte. Laonde, avendo preso pratica con certe |