Volume 3

Edizione Giuntina
    in Stefano Scimmia et in Tommaso suo figliuolo, che arecarono grande
    utile e perfezzione al disegno et invenzione alla prospettiva e lo
    sfumare et unire de' colori, riservando sempre la maniera di Giotto.
    Il simile feciono nella pratica e destrez[z]a Spinello Aretino, Parri
5   suo figliuolo, Iacopo di Casentino, Antonio Veniziano, Lippo e
    Gherardo Starnini e gli altri pittori che lavorarono dopo Giotto,
    seguitando la sua aria, lineamento, colorito e maniera, et ancora mi-
    gliorandola qualche poco, ma non tanto però che e' paresse ch'e' la
    volessino tirare ad altro segno.
10   Laonde, chi considererà questo mio discorso vedrà queste tre arti
    fino qui essere state, come dire, abbozzate, e mancar loro assai di
    quella perfezzione che elle meritavano: e certo, se non veniva meglio,
    poco giovava questo miglioramento e non era da tenerne troppo
    conto. Né voglio che alcuno creda che io sia sì grosso né di sì poco
15   giudizio che io non conosca che le cose di Giotto e di Andrea Pisano
    e Nino e degli altri tutti - che per la similitudine delle maniere ho
    messi insieme nella Prima Parte -, se elle si compareranno a quelle di
    coloro che dopo loro hanno operato, non meriteranno lode straordi-
    naria né anche mediocre: né è che io non abbia ciò veduto quando
20   io gli ho laudati. Ma chi considererà la qualità di que' tempi, la
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Edizione Torrentiniana
    Stefano Scimmia et in Tommaso suo figliolo, che arecarono grande utile e
    perfezzione nel disegno et invenzione della prospettiva e nello sfumare
    et unire de' colori, riservando sempre la maniera di Giotto. Tale feciono
    nella pratica e destrezza Spinello Aretino, Parri suo figliuolo,
25   Iacopo di Casentino, Antonio Veniziano, Lippo e Gherardo Starnini
    e gli altri pittori che lavorarono dopo Giotto, seguitando la sua aria,
    lineamento, colorito e maniera, et ancora migliorandola qualche poco,
    ma non tanto però che e' paresse ch'e' la volessino tirare ad altro segno.
    Laonde, chi considererà questo mio discorso vedrà queste tre arti fino
30   a qui essere state, come dire, abbozzate, e mancar loro assai di quella
    perfezzione che elle meritavano: e certo, se non veniva meglio, poco
    giovava questo miglioramento e non era da tenerne troppo conto. Né
    voglio che alcuno creda che io sia sì grosso né di sì poco giudizio che io
    non conosca che le cose di Giotto e di Andrea Pisano e Nino e degli altri
35   tutti - che per la similitudine delle maniere ho messi insieme nella Prima
    Parte -, se elle si compareranno a quelle di coloro che dopo loro hanno
    operato, non meriteranno lode straordinaria né anche mediocre: né era
    che io non lo vedessi quando io gli ho laudati. Ma chi considererà la
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