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Tornato da Pisa lavorò in Fiorenza una tavola, dentrovi un maschio |
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et una femmina ignudi quanto il vivo; la quale si truova oggi in casa |
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Palla Rucellai. Appresso, non sentendosi in Fiorenza a suo modo, |
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e stimolato dalla affezione et amore dell'arte, deliberò per imparare |
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e superar gli altri andarsene a Roma, e così fece. E quivi, acquistata |
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fama grandissima, lavorò al cardinale di San Clemente, nella chiesa di |
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San Clemente, una cappella, dove a fresco fece la Passione di Cristo |
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co' ladroni in croce e le storie di Santa Caterina martire. Fece ancora |
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a tempera molte tavole, che ne' travagli di Roma si son tutte o perse |
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o smarrite: una nella chiesa di Santa Maria Maggiore, in una capel- |
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letta vicina alla sagrestia, nella quale sono quattro Santi tanto ben |
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condotti che paiono di rilievo, e nel mezzo Santa Maria della Neve; |
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et il ritratto di papa Martino di naturale, il quale con una zappa di- |
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segna i fondamenti di quella chiesa, et appresso a lui è Sigismondo |
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Secondo imperatore. Considerando questa opera un giorno Miche- |
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lagnolo et io, egli la lodò molto, e poi soggiunse coloro essere stati |
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vivi ne' tempi di Masaccio. Al quale, mentre in Roma lavoravano le |
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facciate della chiesa di Santo Ianni per papa Martino, Pisanello e |
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Gentile da Fabriano n'avevano allogato una parte; quando egli, avuto |
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nuove che Cosimo de' Medici, dal qual era molto aiutato e favorito, |
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era stato richiamato dall'esilio, se ne tornò a Fiorenza, dove gli fu |
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allogato, essendo morto Masolino da Panicale che l'aveva cominciata, |
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la capella de' Brancacci nel Carmine; alla quale, prima che mettesse |
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mano, fece come per saggio il San Paulo che è presso alle corde delle |