Volume 2

Edizione Giuntina
    ponendovi il nome suo come in opera, a giudizio suo, da lui più
    del solito ben lavorata. Avendo poi fatto in legno un Crucifisso
    grande dipinto alla greca, lo mandò in Firenze a messer Farinata
    degl'Uberti, famosissimo cittadino per avere, fra molte altre opere
5   egregie, da soprastante rovina e pericolo la sua patria liberato. Questo
    Crucifisso è oggi in S. Croce tra la capella de' Peruzzi e quella de'
    Giugni. In S. Domenico d'Arezzo, chiesa e convento fabricato dai
    signori di Pietramala l'anno 1275 come dimostrano ancora l'insegne
    loro, lavorò molte cose prima ch'e' tornasse a Roma, dove già era stato
10   molto grato a papa Urbano Quarto, per fare alcune cose a fresco di
    commessione Sua nel portico di S. Piero, che di maniera greca, se-
    condo que' tempi, furono ragionevoli.
    Avendo poi fatto a Ganghereto, luogo sopra Terranuova di Val-
    darno, una tavola di S. Francesco, si diede, avendo lo spirito elevato,
15   alla scultura, e ciò con tanto studio che riuscì molto meglio che non
    aveva fatto nella pittura; perché se bene furono le sue prime sculture
    alla greca, come ne mostrano quattro figure di legno che sono nella
    Pieve in un Deposto di croce et alcune altre figure tonde poste nella
    capella di S. Francesco sopra il battesimo, egli prese nondimeno mi-
20   glior maniera poi che ebbe in Firenze veduto l'opere d'Arnolfo e
    degl'altri allora più famosi scultori. Onde, tornato in Arezzo l'anno
    1275 dietro alla corte di papa Gregorio che tornando d'Avignone a
    Roma passò per Firenze, se gli porse occasione di farsi maggiormente
    conoscere: perché essendo quel Papa morto in Arezzo, dopo l'aver
25   donato al Comune trentamila scudi perché finisse la fabrica
    del Vescovado (già stata cominciata da maestro Lapo e poco tirata
    inanzi), ordinarono gl'Aretini, oltre all'avere fatto per memoria di
    detto Pontefice in Vescovado la capella di S. Gregorio dove col tem-
    po Margaritone fece una tavola, che dal medesimo gli fusse fatta di
30   marmo una sepultura nel detto Vescovado; alla quale messo mano, la
    condusse in modo a fine, col farvi il ritratto del Papa di naturale
    - di marmo e di pittura -, ch'ella fu tenuta la migliore opera che
    avesse ancora fatto mai.
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Edizione Torrentiniana
    Francesco ritratto di naturale, et in questa opera scrisse il suo nome, pa-
35   rendogli più del solito aver bene operato. Fece in legno un Crocifisso gran-
    de lavorato a la greca, il quale fu portato a Firenze e posto in Santa
    Croce tra la cappella de' Peruzzi e quella de' Giugni, sopra il pilastro
    che regge gli archi di quelle. Et a Ganghereto, luogo sopra Terranuova
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