Volume 2

Edizione Giuntina
    Lisippo e Pirgotele in intaglio di cavo valsero assai, e Pigmaleone in
    avorio di rilievo, di cui si favoleggia che co' preghi suoi impetrò fiato
    e spirito alla figura della vergine ch'ei fece. La pittura similmente
    onorarono e con premii gli antichi Greci e Romani, poiché a coloro
5   che la fecero maravigliosa apparire, lo dimostrarono col donare loro
    città e dignità grandissime.
    Fiorì talmente quest'arte in Roma che Fabio diede nome al suo ca-
    sato, sottoscrivendosi nelle cose da lui sì vagamente dipinte nel tem-
    pio della Salute e chiamandosi Fabio Pittore. Fu proibito per decreto
10   publico che le persone serve tal arte non facessero per le città; e tan-
    to onore fecero le gente del continuo all'arte et agli artefici, che l'o-
    pere rare, nelle spoglie de' trionfi, come cose miracolose a Roma
    si mandavono, e gli artefici egregi erono fatti di servi liberi e ricono-
    sciuti con onorati premii dalle republiche. Gli stessi Romani tanta
15   reverenza a tale arti portarono, che, oltre il rispetto che nel guastare
    la città di Siragusa volle Marcello che s'avesse a uno artefice fa-
    moso di queste, nel volere pigliare la città predetta ebbero riguardo
    di non mettere il fuoco a quella parte dove era una bellissima tavola
    dipinta, la quale fu dipoi portata a Roma nel trionfo con molta
20   pompa; dove in spazio di tempo, avendo quasi spogliato il mondo,
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Edizione Torrentiniana
    assai, e Pigmaleone in avorio di rilievo, di cui si favoleggia che a'
    preghi suoi impetrò fiato e spirito alla figura della vergine ch'ei fece.
    La pittura similmente onorarono e con premii gli antichi Greci e Ro-
    mani: grandi a coloro che la fecero maravigliosa apparire, lo dimo-
25   strarono col donare loro città e dignità grandissime.
    Fiorì talmente quest'arte in Roma che Fabio diede nome al suo casato,
    sottoscrivendosi nelle cose da lui sì vagamente dipinte nel tempio della
    Salute e chiamandosi Fabio Pittore. Fu proibito per decreto publico
    che le persone serve tal arte non facessero per le città; e tanto onore
30   fecero le gente del continuo all'arte et agli artefici, che l'opere rare,
    nelle spoglie de' trionfi, come cose miracolose a Roma si mandavono, e
    gli artefici egregi erono fatti di servi liberi e riconosciuti con onorati
    premii dalle republiche. Gli stessi Romani tanta reverenzia a tale arti
    portarono, che, oltre il rispetto che nel guastare la città di Siragusa
35   volle Marcello che s'avesse a uno artefice famoso di queste, nel volere
    pigliare la città predetta ebbero riguardo di non mettere il fuoco
    a quella parte dove era una bellissima tavola dipinta, la quale fu dipoi
    portata a Roma nel trionfo con molta pompa; dove in spazio di tempo,
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