Volume 2

Edizione Giuntina
    maggiore e più magnifico assai che non era prima, lontano dal
    castello e col titolo di Santa Maria della Nuova. Le quali fabriche
    cominciate e tirate assai bene inanzi, si partì Giovanni di
    Napoli per tornarsene in Toscana; ma giunto a Siena, senza essere
5   lasciato passare più oltre, gli fu fatto fare il modello della facciata
    del Duomo di quella città: e poi con esso [fu] fatta la detta facciata
    ricca e magnifica molto.
    L'anno poi 1286, fabricandosi il Vescovado d'Arezzo col disegno
    di Margaritone architetto aretino, fu condotto da Siena in Arezzo
10   Giovanni da Guglielmino Ubertini vescovo di quella città, dove fece
    di marmo la tavola dell'altar maggiore, tutta piena d'intagli di figure,
    di fogliami et altri ornamenti, scompartendo per tutta l'opera al-
    cune cose di musaico sottile e smalti posti sopra piastre d'argento
    commesse nel marmo con molta diligenza. Nel mezzo è una Nostra
15   Donna col Figliuolo in collo e dall'uno de' lati S. Gregorio papa
    (il cui volto è il ritratto a naturale di papa Onorio Quarto), e dal-
    l'altro un S. Donato vescovo di quella città e protettore, il cui
    corpo, con quelli di S. Antilia e d'altri Santi, è sotto l'istesso al-
    tare riposto. E perché il detto altare è isolato, intorno e dagli lati
20   sono storie picciole di basso rilievo della vita di San Donato, et il fini-
    mento di tutta l'opera sono alcuni tabernacoli pieni di figure tonde
    di marmo, lavorate molto sottilmente. Nel petto della Madonna
    detta è la forma d'un castone d'oro, dentro al quale, secondo che si
    dice, erano gioie di molta valuta; le quali sono state per le guerre,
25   come si crede, dai soldati, che non hanno molte volte neanco rispetto
    al Santissimo Sagramento, portate via insieme con alcune figurine
    tonde che erano in cima e intorno a quell'opera, nella quale tutta spe-
    sero gl'Aretini, secondo che si truova in alcuni ricordi, trentamilia
    fiorini d'oro. Né paia ciò gran fatto, perciò che ella fu in quel tempo
30   cosa, quanto potesse essere, preziosa e rara, onde, tornando Federigo
    Barbarossa da Roma dove si era incoronato, e passando per Arezzo
    molti anni dopo ch'era stata fatta, la lodò, anzi ammirò infinitamente.
    Et in vero a gran ragione, perché oltre all'altre cose, sono le cometti-
    ture di quel lavoro, fatto d'infiniti pezzi, murate e commesse tanto
35   bene che tutta l'opra, a chi non ha gran pratica delle cose dell'arte,
    la giudica agevolmente tutta d'un pezzo. Fece Giovanni nella me-
    desima chiesa la cappella degl'Ubertini, nobilissima famiglia e si-
    gnori (come sono ancora oggi, e più già furono) di castella, con molti
    ornamenti di marmo, che oggi sono ricoperti da altri molti e grandi
40   ornamenti di macigno, che in quel luogo, col disegno di Giorgio
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