Volume 2

Edizione Giuntina
    Da Viterbo andò a Napoli al re Carlo Primo, il quale, avendo rotto
    e morto nel pian di Tagliacozzo Curradino, fece far in quel luogo
    una chiesa e badia ric[c]hissima e sepellire in essa l'infinito numero
    de' corpi morti in quella giornata, ordinando appresso che da molti
5   monaci fusse giorno e notte pregato per l'anime loro. Nella quale fa-
    brica restò in modo sodisfatto il re Carlo dell'opera di Nicola, che
    l'onorò e premiò grandamente. Da Napoli tornando in Toscana, si
    fermò Nicola alla fabrica di S. Maria d'Orvieto, e lavorandovi in
    compagnia d'alcuni Tedeschi vi fece di marmo, per la facciata dinanzi
10   di quella chiesa, alcune figure tonde, e particolarmente due storie del
    Giudizio Universale et in esse il Paradiso e l'Inferno. E sì come si
    sforzò di fare nel Paradiso, della maggior bellezza ch'e' seppe, l'anime
    de' beati ne' loro corpi ritornate, così nell'Inferno fece le più strane
    forme di diavoli che si possino vedere, intentissime al tormentar
15   l'anime dannate. Nella quale opera, non che i Tedeschi che quivi
    lavoravano, ma superò se stesso con molta sua lode. E perché vi fece
    gran numero di figure e vi durò molta fatica, è stato, non che altro,
    lodato insino a' tempi nostri da chi non ha avuto più giudicio che
    tanto nella scultura.
20   Ebbe, fra gl'altri, Nicola un figliuolo chiamato Giovanni, il qua-
    le, perché seguitò sempre il padre e sotto la disciplina di lui attese
    alla scultura et all'architettura, in pochi anni divenne non solo eguale
    al padre, ma in alcuna cosa superiore; onde essendo già vecchio,
    Nicola si ritirò in Pisa e lì vivendo quietamente lasciava d'ogni cosa
25   il governo al figliuolo. Essendo dunque morto in Perugia papa Ur-
    bano Quarto, fu mandato per Giovanni, il quale andato là fece la se-
    poltura di quel Pontefice di marmo; la quale, insieme con quella di
    papa Martino IIII, fu poi gettata per terra quando i Perugini ag-
    grandirono il loro Vescovado, di modo che se ne veggiono so-
30   lamente alcune reliquie sparse per la chiesa. E avendo nel medesimo
    tempo i Perugini dal monte di Pacciano, lontano due miglia dalla cit-
    tà, condotto per canali di piombo un'acqua grossissima mediante l'in-
    gegno et industria d'un frate de' Silvestrini, fu dato a far a Giovanni
    Pisano tutti gl'ornamenti della fonte, così di bronzo come di mar-
35   mi, onde egli vi mise mano. Fece tre ordini di vasi, due di marmo et
    uno di bronzo: il primo è posto sopra dodici gradi di scalèe, a dodici
    facce, l'altro sopra alcune colonne che posano in sul piano del primo
    vaso, cioè nel mezzo, et il terzo, che è di bronzo, porta sopra tre fi-
    gure, et ha nel mezzo alcuni grifoni, pur di bronzo, che versano
40   acqua da tutte le bande. E perché a Giovanni parve avere molto ben
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