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torrioni, et in ciascun d'essi una scala a chiocciola che saglie da |
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terra insino in cima. E col tempo poi vi sono state fatte molte capelle et |
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altri ricchissimi ornamenti, de' quali non fa bisogno altro raccontare, |
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essendo questo intorno a ciò per ora abastanza, e massimamente |
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potendo ognuno veder quanto a questo principio di maestro Iacopo |
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abbiano aggiunto utilità, ornamento e bellezza molti sommi ponte- |
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fici, cardinali, principi et altri gran personaggi di tutta Europa. |
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Ora, per tornare a maestro Iacopo, egli mediante questa opera si |
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acquistò tanta fama per tutta Italia che fu da chi governava allora |
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la città di Firenze chiamato e poi ricevuto quanto più non si può |
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dire volentieri, se bene, secondo l'uso che hanno i Fiorentini, e più |
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avevano anticamente, d'abbreviare i nomi, non Iacopo ma Lapo lo |
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chiamarono in tutto il tempo di sua vita, perché abitò sempre con |
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tutta la sua famiglia questa città. E se bene andò in diversi tempi a |
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fare molti edifizii per Toscana - come fu in Casentino il palazzo di |
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Poppi a quel conte, che aveva avuto per moglie la bella Gualdrada et |
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in dote il Casentino, agl'Aretini il Vescovado et il Palazzo Vecchio |
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de' signori di Pietramala -, fu nondimeno sempre la sua stanza in |
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Firenze, dove fondate l'anno 1218 le pile del Ponte alla Carraia, che |
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allora si chiamò il Ponte Nuovo, le diede finite in due anni, et in poco |
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tempo poi fu fatto il rimanente di legname, come allora si costumava. |
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E l'anno 1221 diede il disegno e fu cominciata con ordine suo la chiesa |
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di S. Salvadore del Vescovado e quella di S. Michele a piazza Padella, |
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dove sono alcune sculture della maniera di que' tempi. Poi, dato il |
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disegno di scolare l'acque della città, fatto alzare la piazza di S. Gio- |
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vanni, e fatto al tempo di messer Rubaconte da Mandella milanese |
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il ponte che dal medesimo ritiene il nome, e trovato l'utilissimo modo |
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di lastricare le strade, che prima si mattonavano, fece il mo- |
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dello del palagio oggi del Podestà, che allora si fabricò per gl'An- |
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ziani; e mandato finalmente il modello d'una sepoltura in Sicilia alla |
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Badia di Monreale per Federigo imperadore e d'ordine di Manfredi, |
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si morì, lasciando Arnolfo suo figliuolo erede non meno della virtù |
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che delle facultà paterne. |
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Il quale Arnolfo, dalla cui virtù non manco ebbe miglioramento |
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l'architettura che da Cimabue la pittura avuto s'avesse, essendo nato |
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l'anno 1232 era, quando il padre morì, di trenta anni et in grandissi- |
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mo credito; perciò che, avendo imparato non solo dal padre tutto |
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quello che sapeva ma appresso Cimabue dato opera al disegno per |
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servirsene anco nella scultura, era in tanto tenuto il migliore archi- |
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tetto di Toscana, che non pure fondarono i Fiorentini col parere |