Volume 2

Edizione Giuntina
    poi che aveva fatto lavorare, come s'è detto di sopra, molte cose a
    Firenze et in Arezzo da esso Spinello; per che standosi, secondo la
    consuetudine loro, a Monte Oliveto Maggior di Chiusuri in quel di
    Siena come nel più onorato luogo di quella Religione, gli
5   venne desiderio di far fare una bellissima tavola in quel luogo. Onde
    mandato per Spinello, dal quale altra volta si trovava essere stato
    benissimo servito, gli fece fare la tavola della capella maggiore a
    tempera, nella quale fece Spinello in campo d'oro un numero infinito
    di figure fra piccole e grandi con molto giudizio; fattole poi fare in-
10   torno un ornamento di mezzo rilievo intagliato da Simone Cini fio-
    rentino, in alcuni luoghi con gesso a colla un poco sodo overo gelato,
    le fece un altro ornamento che riuscì molto bello, che poi da Gabriello
    Saracini fu messo d'oro ogni cosa. Il quale Gabriello a piè di detta ta-
    vola scrisse questi tre nomi: Simone Cini Fiorentino fece l'intaglio,
15   Gabriello Saracini la mésse d'oro, e Spinello di Luca D'Arezzo la
    dipinse l'anno 1385.
    Finita quest'opera, Spinello se ne tornò a Arezzo, avendo da quel
    Generale e dagl'altri monaci, oltr'al pagamento, ricevuto molte carez-
    ze. Ma non vi stette molto, perché essendo Arezzo travagliata dalle
20   parti guelfe e ghibelline e stata in que' giorni saccheggiata, si condusse
    con la famiglia e Parri suo figliuolo, il quale attendeva alla pittura, a
    Fiorenza, dove aveva amici e parenti assai; là dove dipinse quasi per
    passatempo fuor della Porta a San Piero Gattolini in sulla strada Ro-
    mana, dove si volta per andare a Pozzolatico, in un tabernacolo che
25   oggi è mezzo guasto una Nunziata e in un altro tabernacolo, dove è
    l'osteria del Galluzzo, altre pitture. Essendo poi chiamato a Pisa a
    finire in Camposanto, sotto le storie di S. Ranieri, il resto che mancava
    d'altre storie in un vano che era rimaso non dipinto, per congiugnerle
    insieme con quelle che aveva fatto Giotto, Simon Sanese e Antonio
30   Viniziano, fece in quel luogo a fresco sei storie di San Petito e S. Epi-
    ro. Nella prima è quando egli giovanetto è presentato dalla madre a
    Diocliziano imperatore, e quando è fatto generale degl'esserciti che
    dovevano andare contro ai Cristiani; e così quando cavalcando gl'ap-
    parve Cristo che, mostrandogli una croce bianca, gli comanda che
35   non lo perseguiti. In un'altra storia si vede l'Angelo del Signore dare
    a quel Santo, mentre cavalca, la bandiera della Fede con la croce
    bianca in campo rosso - che è poi stata sempre l'arme de' Pisani -, per
    avere Santo Epiro pregato Dio che gli desse un segno da portare
    incontro agli nimici. Si vede appresso questa un'altra storia dove, ap-
40   piccata fra il Santo et i pagani una fiera battaglia, molti Angeli armati
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