Volume 2

Edizione Giuntina
    tempera, molte storie della vita di S. Benedetto a fresco con molta
    pratica e con una gran vivacità di colori, imparata da lui mediante un
    lungo esercizio et un continuo lavorare con studio e diligenza, come
    invero bisogna a chi vuole acquistar un'arte perfettamente.
5   Avendo dopo queste cose il detto abate, partendo da Firenze, avuto
    in governo il monasterio di S. Bernardo del medesimo Ordine nella
    sua patria, apunto quando si era quasi del tutto finito in sul sito con-
    ceduto (dov'era apunto il colosseo) dagl'Aretini a que' monaci, fece
    dipignere a Spinello due capelle a fresco, che sono allato alla maggio-
10   re, e due altre che mettono in mezzo la porta che va in coro nel tra-
    mezzo della chiesa. In una delle quali, che è allato alla maggiore, è
    una Nunziata a fresco fatta con grandissima diligenza, et in una faccia
    allato a quella è quando la Madonna sale i gradi del tempio, accompa-
    gnata da Giovacchino et Anna; nell'altra capella è un Crucifisso con
15   la Madonna e S. Giovanni che lo piangono et inginocchioni un
    S. Bernardo che l'adora. Fece ancora nella faccia di dentro di quella
    chiesa, dove è l'altare della Nostra Donna, essa Vergine col Figliuolo
    in collo, che fu tenuta figura bellissima insieme con molte altre che
    egli fece per quella chiesa, sopra il coro della quale dipinse la No-
20   stra Donna, S. Maria Madalena e S. Bernardo molto vivamente.
    Nella Pieve similmente d'Arezzo, nella capella di S. Bartolomeo fe-
    ce molte storie della vita di quel Santo, e a dirimpetto a quella, nel
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Edizione Torrentiniana
    della Congregazione di Monte Oliveto, vedendo sì bello ingegno della pa-
    tria sua, lo riconducesse ad Arezzo. Dove in San Bernardo, monistero di
25   tal Religione, dipinse quattro cappelle: due allato alla cappella maggio-
    re, che la mettono in mez[z]o, e le altre due al tramez[z]o della chiesa;
    e fece a fresco infinite figure per la chiesa, condotte da lui con bellissima
    pratica e vivezza; sopra il coro dipinse, pure a fresco, una Nostra Don-
    na con due figure che a guardarle paiono vivissime. Di maniera che
30   trovandosi ben servito da lui, fra' Iacopo lo condusse a Monte Oliveto,
    capo della sua Religione, dove alla cappella maggiore gli fece fare una
    tavola a tempera in campo d'oro con infinito numero di figure piccole e
    grandi; nella quale di rilievo, ne l'ornamento di legname, son fatti di ges-
    so di mez[z]o rilievo e messi d'oro tre nomi: Simon Cini Fiorentino,
35   che fece lo intaglio e legname, Gabriel Saracini, che la mise d'oro, e
    Spinello di Luca Aretino, che la dipinse.
    La quale opra finita, il che fu l'anno MCCCLXXXV, con carezze da'
    monaci usategli, se ne tornò in Arezzo; e per lo nome che aveva acquistato
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