Volume 2

Edizione Giuntina
    tali che universalmente e a gran ragione sono tenute le migliori
    di tutte quelle che da molti eccellenti maestri sono state in più tem-
    pi in quel luogo lavorate; perciò che, oltre i particolari detti, egli
    lavorando ogni cosa a fresco e non mai ritoccando alcuna cosa a
5   secco, fu cagione che insino a oggi si sono in modo mantenute
    vive nei colori ch'elle possono, ammaestrando quegli dell'arte, far
    loro conoscere quanto il ritoccare le cose fatte a fresco, poi che
    sono secche, con altri colori, porti (come si è detto nelle Teoriche)
    nocumento alle pitture et ai lavori, essendo cosa certissima che
10   gl'invecchia e non lascia purgargli dal tempo l'esser coperti di colori
    che hanno altro corpo, essendo temperati con gomme, con draganti,
    con uova, con colla o altra somigliante cosa che appanna quel di
    sotto e non lascia che il corso del tempo e l'aria purghi quello che
    è veramente lavorato a fresco sulla calcina molle, come avverrebbe
15   se non fussero loro sopraposti altri colori a secco.
    Avendo Antonio finita quest'opera, che come degna in verità d'ogni
    lode gli fu onoratamente pagata da' Pisani che poi sempre molto
    l'amarono, se ne tornò a Firenze, dove a Nuovoli fuor della Porta al
    Prato dipinse, in un tabernacolo a Giovanni degl'Agli, un Cristo
20   morto con molte figure, la storia de' Magi et il dì del Giudizio molto
    bello. Condotto poi alla Certosa, dipinse agl'Acciaiuoli, che furono
    edificatori di quel luogo, la tavola dell'altar maggiore, che a' dì nostri
    restò consumata dal fuoco per inavvertenza d'un sagrestano di quel
    monasterio, che avendo lasciato all'altare appiccato il turibile pien di
25   fuoco, fu cagione che la tavola abruciasse e che poi si facesse, come
    sta oggi, da que' monaci l'altare interamente di marmo. In quel me-
    desimo luogo fece ancora il medesimo maestro, sopra un armario
    che è in detta capella, in fresco, una Trasfigurazione di Cristo ch'è
    molto bella.
30   E perché studiò, essendo a ciò molto inclinato dalla natura, in
    Dioscoride le cose dell'erbe, piacendogli intendere la proprietà e
    virtù di ciascuna d'esse, abandonò in ultimo la pittura e diedesi a
    stillare semplici e cercargli con ogni studio. Così di dipintore medico
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Edizione Torrentiniana
    figurò la nascita, la vita e la morte sua. Ritornò a Fiorenza et a Nuovoli
35   nel contado dipinse un tabernacolo.
    E perché molto studiava le cose di Dioscoride nelle erbe, piacendogli
    intendere le proprietà e virtù di esse, abbandonò la pittura e diedesi a
    stillar semplici e cercar quegli con ogni studio. Così di pittore medico
- pagina 267 -
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