Volume 2

Edizione Giuntina
    e in altre chiese di quella terra, piena di monasterii e conventi ono-
    ratissimi, altri lavori assai. In Fiorenza poi dipinse l'arco sopra la
    porta di San Romeo e lavorò a tempera in Orto S. Michele una di-
    sputa di Dottori con Cristo nel tempio. E nel medesimo tempo, es-
5   sendo state rovinate molte case per allargare la piazza de' Signori, e
    in particolare la chiesa di Santo Romolo, ella fu rifatta col disegno
    d'Agnolo, del quale si veggiono in detta città per le chiese molte ta-
    vole di sua mano, e similmente nel dominio si riconoscono molte
    delle sue opere, le quali furono lavorate da lui con molto suo utile,
10   se bene lavorava più per fare come i suoi maggiori fatto aveano che
    per voglia che ne avessi, avendo egli indiritto l'animo alla mercanzia
    che gli era di migliore utile; come si vide quando i figliuoli,
    non volendo più vivere da dipintori, si diedero del tutto alla merca-
    tura, tenendo perciò casa aperta in Vinezia insieme col padre, che da
15   un certo tempo in là non lavorò se non per suo piacere e in un certo
    modo per passar tempo. In questa guisa dunque, mediante i traffichi
    e mediante l'arte sua avendo Agnolo acquistato grandissime facultà,
    morì l'anno sessantatreesimo di sua vita oppresso da una febre ma-
    ligna che in pochi giorni lo finì.
20   Furono suoi discepoli maestro Antonio da Ferrara che fece in
    San Francesco a Urbino e a Città di Castello molte bell'opere, e
    Stefano da Verona, il quale dipinse in fresco perfettissimamente, co-
    me si vede in Verona sua patria in più luoghi et in Mantoa ancora in
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Edizione Torrentiniana
    In Fiorenza nel suo ritorno dipinse l'arco sopra la porta di Santo Romeo,
25   e lavorò a tempera in Orto San Michele una disputa di Dottori con
    Cristo nel tempio. Veggonsi in detta città per le chiese molte tavole di
    sua mano e similmente per il dominio si riconoscono molte delle sue opere,
    de le quali acquistò bene assai facultà, ma molto più nelle mercanzie, a le
    quali indirizzò ben presto i figliuoli, perché essi, non volendo vivere da
30   dipintori, si contentarono d'esser mercanti. E così Agnolo, senza affaticarsi
    più oltre nella pittura, la seguitò solamente per suo piacere e senza porvi
    più diligenzia o studio, quasiché per un passatempo si condusse con ella
    sino a la morte, che mediante una fiera febbre, l'anno LXIII di sua vita,
    lo menò a vita migliore.
35   Lasciò discepoli suoi maestro Antonio da Ferrara che fece in San
    Francesco a Urbino et [a] Città di Castello molte belle opere, [e] Stefano
    da Verona il quale dipinse in fresco perfettissimamente, come si vede in
    Verona sua patria in più luoghi et in Mantova ancora. Costui fece ec[c]ellentemente
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