Volume 2

Edizione Giuntina
    cosa di musaico. Laonde, essendo stati dal tempo consumati molti
    di que' marmi che cuoprono l'otto faccie del tetto di San Giovanni e
    perciò avendo l'umido che penetrava dentro guasto assai del musaico
    che Andrea Tafi aveva già in quel temp[i]o lavorato,deliberarono i con-
5   soli dell'Arte de' Mercatanti, acciò non si guastasse il resto, di rifare la
    maggior parte di quella coperta di marmi e fare similmente racconcia-
    re il musaico. Per che dato di tutto ordine e commissione a Agnolo,
    egli l'anno 1346 fece ricoprirlo di marmi nuovi, e sopraporre con nuo-
    va diligenza i pezzi nelle commettiture due dita l'uno all'altro, intac-
10   cando la metà di ciascuna pietra insino a mezzo. Poi, comettendole in-
    sieme con stucco fatto di mastrice e cera fondute insieme, l'accomodò
    con tanta diligenza che da quel tempo in poi non ha né il tetto né le
    volte alcun danno dall'acque ricevuto. Avendo poi Agnolo racconcio il
    musaico, fu cagione, mediante il consiglio suo e disegno molto ben
15   considerato, che si rifece in quel modo che sta ora, intorno al detto
    tempio, tutta la cornice di sopra di marmo sotto il tetto, la quale era
    molto minore che non è, e molto ordinaria. Per ordine del medesimo
    furono fatte ancora nel Palagio del Podestà le volte della sala che pri-
    ma era a tetto, acciò che, oltre all'ornamento, il fuoco, come molto
20   tempo inanzi fatto avea, non potesse altra volta farle danno. Appresso
    questo, per consiglio d'Agnolo furono fatti intorno al detto palazzo i
    merli che oggi vi sono, i quali prima non vi erano di niuna sorte.
    Mentre che queste cose si lavoravano, non lasciando del tutto la
    pittura, dipinse nella tavola che egli fece dell'altar maggiore di San
25   Brancazio, a tempera, la Nostra Donna, San Giovanni Battista et il
    Vangelista, et appresso San Nereo, Acchil[l]eo e Pancrazio fratelli
    con altri Santi. Ma il meglio di quel[l''] opera, anzi quanto vi si vede
    di buono, è la predella sola, la quale è tutta piena di figure piccole
    divise in otto storie della Madonna e di Santa Reparata. Nella tavola
30   poi dell'altar grande di Santa Maria Maggiore pur di Firenze fece,
    per Barone Capelli nel 1348, intorno a una Coronazione di Nostra
    Donna un ballo d'Angeli ragionevole. Poco poi nella Pieve della terra
    di Prato, stata riedificata con ordine di Giovanni Pisano l'anno 1312,
    come si è detto di sopra, dipinse Agnolo nella capella a fresco, dove
35   era riposta la Cintola di Nostra Donna, molte storie della vita di lei,
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Edizione Torrentiniana
    tavole nella medesima chiesa della maniera sua. In Prato, castello dieci
    miglia lontano a Fiorenza, dipinse a fresco la cappella della Pieve dove
    è riposta la Cintola, et in altre chiese per quel castello rifece molti lavori.
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