Volume 2

Edizione Giuntina
    scultura e nella architettura, de' quali non si sanno i nomi ma si
    veggono l'opere, che non sono se non da lodare e comendare molto.
    Opera de' quali è non solamente il monasterio della Certosa di Fio-
    renza fatta a spese della nobile famiglia degl'Acciaiuoli, e particolar-
5   mente di messer Nicola gran siniscalco del re di Napoli, ma le se-
    polture ancora del medesimo dove egl'è ritratto di pietra, e quella
    del padre e d'una sorella, sopra la lapide della quale, che è di marmo,
    furono amendue ritratti molto bene dal naturale l'anno 1366. Vi si
    vede ancora di mano de' medesimi la sepoltura di messer Lorenzo,
10   figliuolo di detto Nicola, il quale morto a Napoli, fu recato in Fio-
    renza et in quella con onoratissima pompa d'essequie riposto. Pari-
    mente nella sepoltura del cardinale Santa Croce della medesima fa-
    miglia, ch'è in un coro fatto allora di nuovo dinanzi all'altar maggiore,
    è il suo ritratto in una lapide di marmo, molto ben fatto l'anno 1390.
15   Discepoli d'Andrea nella pittura furono Bernardo Nello di Giovanni
    Falconi pisano, che lavorò molte tavole nel Duomo di Pisa, e Tom-
    maso di Marco fiorentino, che fece oltr'a molte altre cose, l'anno
    1392, una tavola che è in S. Antonio di Pisa, appoggiata al tramezzo
    della chiesa.
20   Dopo la morte d'Andrea, Iacopo suo fratello che attendeva alla
    scultura, come si è detto, et all'architettura, fu adoperato l'anno
    milletrecentoventiotto quando si fondò e fece la torre e porta di San
    Piero Gattolini, e si dice che furono di sua mano i quat[t]ro marzoc-
    chi di pietra che furon messi sopra i quattro cantoni del palazzo prin-
25   cipale di Firenze, tutti messi d'oro. La quale opera fu biasimata assai
    per essersi messo in que' luoghi, senza proposito, più grave peso che
    per avventura non si doveva, et a molti sarebbe piaciuto che i detti
    marzocchi si fussono più tosto fatti di piastre di rame e dentro vòti e
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Edizione Torrentiniana
    a Pisa, fece l'Inferno di Camposanto, imitando le invenzioni dello
30   Orgagna. In San Paulo a Ripa d'Arno rifece dimolte istorie, e tavole
    per molte chiese, e nel suo dimorare in Pisa insegnò l'arte della pittura a
    Bernardo Nello di Giovanni Falconi pisano, il quale lavorò le tavole
    che sono nel Duomo, della maniera vecchia.
    Visse Andrea Orgagna anni LX, e nel MCCCLXXXIX finì il cor-
35   so di questa vita. Le case sue erano in Fiorenza nella via vecchia de'
    Corazzai, et ebbe in su la sepoltura il seguente epitaffio:
    HIC IACET ANDRAEAS QUO NON PRAESTANTIOR ALTER
    AERE FUIT. PATRIAE MAXIMA FAMA SUAE.
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