Volume 2

Edizione Giuntina
    lo fallì il pensiero, perché l'anno 1355, avendo il Comune di Firenze
    cómpero appresso al Palazzo alcune case di cittadini per allargarsi e
    fare maggior piazza, e per fare ancora un luogo dove si potessero ne'
    tempi piovosi e di verno ritirare i cittadini e fare quelle cose al coperto
5   che si facevano in su la ringhiera quando il maltempo non impediva,
    feciono fare molti disegni per fare una magnifica e grandissima loggia
    vicina al Palazzo a questo effetto, et insieme la Zecca dove si batte la
    moneta. Fra i quali disegni, fatti dai migliori maestri della città, es-
    sendo approvato universalmente e accettato quello dell'Orgagna co-
10   me maggiore, più bello e più magnifico di tutti gl'altri, per partito
    de' Signori e del Comune fu, secondo l'ordine di lui, cominciata la
    loggia grande di piazza sopra i fondamenti fatti al tempo del Duca
    d'Atene, e tirata inanzi con molta diligenza di pietre quadre benissi-
    mo commesse. E quello che fu cosa nuova in que' tempi, furono
15   gl'archi delle volte fatti non più in quarto acuto, come si era fino a
    quell'ora costumato, ma con nuovo e lodato modo girati in mezzi
    tondi, con molta grazia e bellezza di tanta fabrica che fu in poco
    tempo per ordine d'Andrea condotta al suo fine. E se si fusse avuto
    considerazione di metterla allato a Santo Romolo e farle voltare le
20   spalle a tramontana - il che forse non fecero per averla commoda alla
    porta del Palazzo -, ella sarebbe stata, com'è bellissima di lavoro,
    utilissima fabrica a tutta la città, là dove per lo gran vento la vernata
    non vi si può stare.
    Fece in questa loggia l'Orgagna fra gl'archi della facciata dinanzi,
25   in certi ornamenti di sua mano, sette figure di marmo di mezzo rilie-
    vo per le sette Virtù teologiche e cardinali, così belle che, accompa-
    gnando tutta l'opera, lo fecero conoscere per non men buono scultore
    che pittore e architetto, senzaché fu in tutte le sue azzioni faceto,
    costumato e amabile uomo quanto mai fusse altro par suo. E perché
30   non lasciava mai per lo studio d'una delle tre sue professioni quello
    dell'altra, mentre si fabricava la loggia fece una tavola a tempera,
    con molte figure grandi e la predella di figure piccole, per quella
    cappella degli Strozzi dove già con Bernardo suo fratello aveva fatto
    alcune cose a fresco. Nella quale tavola, parendogli ch'ella potesse
35   fare migliore testimonanza della sua professione che i lavori fatti a
    fresco non potevano, vi scrisse il suo nome con queste parole:
    ANNO DOMINI MCCCLVII ANDREAS CIONIS DE FLORENTIA ME PINXIT.
    Compiuta quest'opera, fece alcune pitture pur in tavola che fu-
    rono mandate al Papa in Avignone, le quali ancora sono nella chiesa
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