Volume 2

Edizione Giuntina
    destra, in una grandissima facciata, dipinse a fresco le medesime cose
    che dipinse nel Camposanto di Pisa in tre quadri simili, eccetto però
    la storia dove San Macario mostra a' tre re la miseria umana e la
    vita de' romiti che servono a Dio in su quel monte. Facendo dunque
5   tutto il resto dell'opera, lavorò in questa con miglior disegno e più
    diligenza che a Pisa fatto non avea, tenendo nondimeno quasi il me-
    desimo modo nell'invenzioni, nelle maniere, nelle scritte e nel ri-
    manente, senza mutare altro che i ritratti di naturale, perché quelli
    di quest'opera furono parte d'amici suoi carissimi, quali mise in
10   paradiso, e parte di poco amici che furono da lui posti nell'inferno.
    Fra i buoni si vede in profilo col regno in capo, ritratto di naturale,
    papa Clemente Sesto, che al tempo suo ridusse il Giubileo dai cento
    ai cinquanta anni, e che fu amico de' Fiorentini, et ebbe delle sue
    pitture che gli furon carissime; fra i medesimi è maestro Dino del
15   Garbo, medico allora eccellentissimo, vestito come allora usavano i
    dottori e con una berretta rossa in capo foderata di vai, e tenuto per
    mano da un Angelo, con altri assai ritratti che non si riconoscono. Fra
    i dannati ritrasse il Guardi, messo del Comune di Firenze, straci-
    nato dal Diavolo con un oncino, e si conosce a' tre gigli rossi che ha
20   in una ber[r]etta bianca, secondo che allora portavano i messi et altre
    simili brigate: e questo perché una volta lo pegnorò; vi ritrasse an-
    cora il notaio et il giudice che in quella causa gli furono contrarii.
    Appresso al Guardi è Cecco da Ascoli, famoso mago di que' tempi.
    E poco di sopra, cioè nel mezzo, è un frate ipocrito, che uscito d'una
25   sepoltura si vuole furtivamente mettere fra i buoni, mentre un An-
    gelo lo scuopre e lo spigne [fra i dannati.
    Avendo Andrea oltr'a Bernardo un fratello chiamato Iacopo, che
    attendeva, ma con poco profitto, alla scultura nel fare per lui qual-
    che volta disegni di rilievo e di terra, gli venne voglia di fare qualche
30   cosa di marmo e vedere se si ricordava de' principii di quell'arte in
    che aveva, come si disse, in Pisa lavorato; e così, messosi con più
    studio alla pruova, vi fece di sorte acquisto che poi se ne servì, come
    si dirà, onoratamente. Dopo si diede con tutte le forze agli studî
    dell'architettura, pensando, quando che fusse, avere a servirsene. Né
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Edizione Torrentiniana
35   la facciata fuor della chiesa. In Santa Croce di Fiorenza dipinse l'Infer-
    no, il Purgatorio et il Paradiso con infinite figure; nello Inferno della quale
    opera ritrasse tirato da un Diavolo il Guardi, messo del Comune, con tre
    gigli rossi sopra la berretta, perché lo pegnorò, et il notaio et il giudice
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