Volume 2

Edizione Giuntina
    fatto animo a Buonamico, volle che rimettesse mano al lavoro e ciò
    che vi era di guasto rifacesse; e perché aveva prestato alle sue parole
    fede, le quali avevano del verisimile, gli diede sei de' suoi fanti armati
    che stessono co' falcioni, quando egli non lavorava, in aguato e chiun-
5   che venisse senza misericordia tagliasseno a pezzi. Rifatte dunque la
    seconda volta le figure, un giorno che i fanti erano in aguato, ecco che
    sentono non so che rotolare per la chiesa, e poco apresso il bertuc-
    cione salire sopra l'assito, et in un baleno fatte le mestiche, veggiono
    il nuovo maestro mettersi a lavorare sopra i Santi di Buonamico.
10   Per che chiamatolo e móstrogli il malfattore et insieme con essolui
    stando a vederlo lavorare, furono per crepar dalle risa, e Buonamico
    particolarmente, comeché dolore gliene venisse, non poteva restare
    di ridere né di piangere per le risa. Finalmente, licenziati i fanti che
    con falcioni avevano fatto la guardia, se ne andò al vescovo e gli
15   disse: «Monsignor, voi volete che si dipinga a un modo et il vostro
    bertuccione vuole a un altro». Poi, contando la cosa, soggiunse:
    «Non iscadeva che voi mandaste per pittori altrove, se ave-
    vate il maestro in casa: ma egli forse non sapeva così ben fare le
    mestiche. Orsù, ora che sa, faccia da sé, che io non ci son più buono,
20   e, conosciuta la sua virtù, son contento che per l'opera mia non mi sia
    alcuna cosa data se non licenza di tornarmene a Firenze ». Non po-
    teva, udendo la cosa il vescovo, se bene gli dispiaceva, tenere le risa,
    e massimamente considerando che una bestia aveva fatto una burla
    a chi era il più burlevole uomo del mondo. Però, poi che del nuovo
25   caso ebbono ragionato e riso abastanza, fece tanto il vescovo che si
    rimesse Buonamico la terza volta all'opera e la finì. E il bertuccione,
    per castigo e penitenza del commesso errore, fu serrato in una gran
    gabbia di legno e tenuto dove Buonamico lavorava insino a che fu
    quell'opera interamente finita; nella quale gabbia non si potrebbe
30   niuno imaginar i giuochi che quella bestiaccia faceva col muso, con
    la persona e con le mani, vedendo altri fare e non potere ella ado-
    perarsi.
    Finita l'opera di questa capella, ordinò il vescovo, o per burla o
    per altra cagione che egli se lo facessi, che Buffalmacco gli dipignesse
35   in una facciata del suo palazzo un'aquila addosso a un leone, il quale
    ella avesse morto. L'accorto dipintore, avendo promesso di fare tutto
    quello che il vescovo voleva, fece fare un buono assito di tavole, con
    dire non volere esser veduto dipignere una sì fatta cosa. E ciò fatto,
    rinchiuso che si fu tutto solo là dentro, dipinse, per contrario di
40   quello che il vescovo voleva, un leone che sbranava un'aquila; e finita
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