Volume 2

Edizione Giuntina
    si trovò avere nell'eccellenza dell'arte raggiunto Agostino. La qual
    cosa conosciuta da Giovanni, fu cagione che dopo questa opera si
    servì dell'uno e dell'altro in molti altri suoi lavori che fece in Pistoia,
    in Pisa et in altri luoghi.
5   E perché attesero non solamente alla scultura, ma all'architet-
    tura ancora, non passò molto tempo che, reggendo in Siena i No-
    ve, fece Agostino il disegno del loro palazzo in Malborghetto,
    che fu l'anno 1308. Nel che fare si acquistò tanto nome nella pa-
    tria, che, ritornati in Siena dopo la morte di Giovanni, furono l'uno
10   e l'altro fatti architetti del Publico; onde poi, l'anno 1317, fu fatta
    per loro ordine la facciata del Duomo che è vòlta a settentrione, e
    l'anno 1321, col disegno de' medesimi, si cominciò a murare la Porta
    Romana in quel modo che ell'è oggi, e fu finita l'anno 1326; la qual
    porta si chiamava prima Porta San Martino. Rifeciono anco la Porta
15   a' Tufi, che prima si chiamava la Porta di S. Agata all'Arco. Il me-
    desimo anno fu cominciata, col disegno degli stessi Agostino et
    Agnolo, la chiesa e convento di San Francesco, intervenendovi il
    cardinale di Gaeta, legato apostolico. Né molto dopo, per mezzo
    d'alcuni de' Tolomei che come esuli si stavano a Orvieto, furo-
20   no chiamati Agostino et Agnolo a fare alcune sculture per l'Opera
    di Santa Maria di quella città. Per che, andati là, fecero di scultura
    in marmo alcuni Profeti che sono oggi, fra l'altre opere di quella
    facciata, le migliori e più proporzionate di quella opera tanto no-
    minata.
25   Ora avvenne l'anno 1326, come si è detto nella sua Vita, che Giotto
    fu chiamato, per mezzo di Carlo duca di Calavria che allora dimorava
    in Fiorenza, a Napoli per far al re Ruberto alcune cose in
    S. Chiara et altri luoghi di quella città; onde passando Giotto nell'an-
    dar là da Orvieto per veder l'opere che da tanti uomini vi si erano fatte
30   e facevano tuttavia, che egli volle veder minutamente ogni cosa. E
    perché più che tutte l'altre sculture gli piacquero i Profeti d'Agostino
    e d'Agnolo sanesi, di qui venne che Giotto non solamente gli co-
    mendò e gli ebbe con molto loro contento nel numero degli amici
    suoi, ma che ancora gli mise per le mani a Piero Saccone da Pietra-
35   mala com'e' migliori di quanti allora fussero scultori, per fare, come si
    è detto nella Vita d'esso Giotto, la sepoltura del vescovo Guido signore
    e vescovo d'Arezzo. E così adunque, avendo Giotto veduto in Orvieto
    l'opere di molti scultori e giudicate le migliori quelle d'Agostino et
    Agnolo sanesi, fu cagione che fu loro data a fare la detta sepoltura,
40   in quel modo però che egli l'aveva disegnata e secondo il modello
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