Volume 2

Edizione Giuntina
    certo, s'io fussi voi ». Essendo dunque al re molto grato, gli fece in
    una sala - che il re Alfonso Primo rovinò per fare il castello - e così
    nell'Incoronata buon numero di pitture, e fra l'altre della detta sala
    vi erano i ritratti di molti uomini famosi, e fra essi quello di esso
5   Giotto. Al quale avendo un giorno per capriccio chiesto il re che gli
    dipignisse il suo reame, Giotto, secondo che si dice, gli dipinse un
    asino imbastato che teneva a' piedi un altro basto nuovo e fiutandolo
    facea sembiante di disiderarlo, et in su l'uno e l'altro basto era la co-
    rona reale e lo scet[t]ro della podestà; onde, dimandato Giotto dal re
10   quello che cotale pittura significasse, rispose tali i sudditi suoi essere e
    tale il regno, nel quale ogni giorno nuovo signore si disidera.
    Partito Giotto da Napoli per andare a Roma, si fermò a Gaeta,
    dove gli fu forza, nella Nunziata, far di pittura alcune storie del
    Testamento Nuovo, oggi guaste dal tempo, ma non però in modo che
15   non vi si veggia benissimo il ritratto d'esso Giotto appresso a un
    Crucifisso grande molto bello. Finita questa opera, non potendo ciò
    negar al signor Malatesta, prima si trattenne per servigio di lui alcuni
    giorni in Roma e dipoi se n'andò a Rimini, della qual città era il
    detto Malatesta signore; e lì, nella chiesa di S. Francesco, fece mol-
20   tissime pitture, le quali poi da Gismondo, figliuolo di Pandolfo Mala-
    testi, che rifece tutta la detta chiesa di nuovo, furono gettate per terra
    e rovinate. Fece ancora nel chiostro di detto luogo, all'incontro della
    facciata della chiesa, in fresco, l'istoria della Beata Michelina, che fu
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Edizione Torrentiniana
    . Fecegli dunque fare molte cose in una sala - che il re Alfonso Primo
25   ruinò per fare il castello - e così nella Incoronata. Dicesi che gli fu fatto
    dal re dipignere per capriccio il suo reame, per che Giotto gli dipinse uno
    asino imbastato che teneva a' piedi un altro basto nuovo e fiutandolo fa-
    ceva segno di desiderarlo, e su l'uno e l'altro basto era la corona reale
    e lo scettro della podestà. Domandato dunque Giotto dal re nel presen-
30   targli questa pittura del significato di quella, rispose tali i sudditi suoi
    essere e tale il suo regno, nel quale ogni giorno nuovo signore deside-
    ravano.
    Ora, partitosi da Napoli, fu intertenuto in Roma dal signor Mala-
    testa da Rimini, che, condottolo nella sua città, moltissime cose nella chie-
35   sa di San Francesco gli fece dipignere, le quali da Sigismondo figliuolo
    di Pandolfo, che rifece la chiesa tutta di nuovo, furono guaste e rovi-
    nate. Fece ancora nel chiostro di detto luogo, a l'incontro della facciata
    della chiesa, la istoria della Beata Michilina, a fresco, che fu una delle
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