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certo, s'io fussi voi ». Essendo dunque al re molto grato, gli fece in |
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una sala - che il re Alfonso Primo rovinò per fare il castello - e così |
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nell'Incoronata buon numero di pitture, e fra l'altre della detta sala |
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vi erano i ritratti di molti uomini famosi, e fra essi quello di esso |
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Giotto. Al quale avendo un giorno per capriccio chiesto il re che gli |
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dipignisse il suo reame, Giotto, secondo che si dice, gli dipinse un |
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asino imbastato che teneva a' piedi un altro basto nuovo e fiutandolo |
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facea sembiante di disiderarlo, et in su l'uno e l'altro basto era la co- |
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rona reale e lo scet[t]ro della podestà; onde, dimandato Giotto dal re |
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quello che cotale pittura significasse, rispose tali i sudditi suoi essere e |
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tale il regno, nel quale ogni giorno nuovo signore si disidera. |
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Partito Giotto da Napoli per andare a Roma, si fermò a Gaeta, |
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dove gli fu forza, nella Nunziata, far di pittura alcune storie del |
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Testamento Nuovo, oggi guaste dal tempo, ma non però in modo che |
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non vi si veggia benissimo il ritratto d'esso Giotto appresso a un |
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Crucifisso grande molto bello. Finita questa opera, non potendo ciò |
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negar al signor Malatesta, prima si trattenne per servigio di lui alcuni |
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giorni in Roma e dipoi se n'andò a Rimini, della qual città era il |
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detto Malatesta signore; e lì, nella chiesa di S. Francesco, fece mol- |
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tissime pitture, le quali poi da Gismondo, figliuolo di Pandolfo Mala- |
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testi, che rifece tutta la detta chiesa di nuovo, furono gettate per terra |
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e rovinate. Fece ancora nel chiostro di detto luogo, all'incontro della |
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facciata della chiesa, in fresco, l'istoria della Beata Michelina, che fu |