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Dopo, essendo Giotto ritornato in Firenze, Ruberto re di Napoli |
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scrisse a Carlo duca di Calavria suo primogenito, il quale se trovava in |
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Firenze, che per ogni modo gli mandasse Giotto a Napoli, perciò che, |
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avendo finito di fabricare S. Chiara, monasterio di donne e chiesa |
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reale, voleva che da lui fusse di nobile pittura adornata. Giotto |
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adunque, sentendosi da un re tanto lodato e famoso chiamar[e], andò |
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più che volentieri a servirlo, e giunto dipinse in alcune capelle del |
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detto monasterio molte storie del Vecchio Testamento e Nuovo. E |
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le storie de l'Apocalisse ch'e' fece in una di dette capelle furono, per |
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quanto si dice, invenzione di Dante, come per avventura |
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furono anco quelle tanto lodate d'Ascesi delle quali si è di sopra aba- |
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stanza favellato; e se ben Dante in questo tempo era morto, potevano |
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averne avuto, come spesso avviene fra gl'amici, ragionamento. Ma |
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per tornare a Napoli, fece Giotto nel Castello dell'Uovo molte opere, |
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e particolarmente la capella che molto piacque a quel re, dal quale fu |
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tanto amato che Giotto molte volte, lavorando, si trovò essere trate- |
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nuto da esso re che si pigliava piacer di vederlo lavorare e d'udire i |
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suoi ragionamenti; e Giotto, che aveva sempre qualche motto alle |
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mani e qualche risposta arguta in pronto, lo tratteneva con la mano |
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dipignendo e con ragionamenti piacevoli motteggiando. Onde, dicen- |
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dogli un giorno il re che voleva farlo il primo uomo di Napoli, rispose |
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Giotto: «E perciò sono io alloggiato a Porta Reale, per esser il primo |
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di Napoli ». Un'altra volta, dicendogli il re: « Giotto, se io fussi in te, |
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ora che fa caldo tralassarei un poco il dipignere», rispose: «Et io |