Volume 2

Edizione Giuntina
    Avignone, ma in molti altri luoghi di Francia, molte tavole e pit-
    ture a fresco bellissime, le quali piacquero infinitamente al Ponti-
    fice et a tutta la corte. Laonde, spedito che fu, lo licenziò amorevol-
    mente e con molti doni, onde se ne tornò a casa non meno ricco che
5   onorato e famoso, e fra l'altre cose recò il ritratto di quel Papa, il
    quale diede poi a Taddeo Gaddi suo discepolo: e questa tornata di
    Giotto in Firenze fu l'anno 1316.
    Ma non però gli fu conceduto fermarsi molto in Firenze, perché
    condotto a Padoa per opera de' signori della Scala, dipinse nel Santo,
10   chiesa stata fabricata in que' tempi, una capella bellissima. Di lì
    andò a Verona, dove a messer Cane fece nel suo palazzo alcune pit-
    ture e particolarmente il ritratto di quel signore, e ne' Frati di
    San Francesco una tavola. Compiute queste opere, nel tornar-
    sene in Toscana gli fu forza fermarsi in Ferrara e dipignere in
15   servigio di que' signori Estensi, in palazzo et in Santo Agostino,
    alcune cose che ancor oggi vi si veggiono. Intanto venendo agl'orec-
    chi di Dante poeta fiorentino che Giotto era in Ferrara, operò di ma-
    niera che lo condusse a Ravenna dove egli si stava in esilio, e gli fece
    fare in San Francesco per i signori da Polenta alcune storie in fresco
20   intorno alla chiesa che sono ragionevoli. Andato poi da Ravenna a
    Urbino, ancor quivi lavorò alcune cose. Poi, occorrendogli passar per
    Arezzo, non potette non compiacere Piero Saccone che molto
    l'aveva carezzato, onde gli fece in un pilastro della capella mag-
    giore del Vescovado, in fresco, un San Martino che, tagliatosi il
25   mantello nel mezzo, ne dà una parte a un povero che gli è inanzi
    quasi tutto ignudo. Avendo poi fatto nella badia di Santa Fiore, in
    legno, un Crucifisso grande a tempera che è oggi nel mezzo di quella
    chiesa, se ne ritornò finalmente in Firenze, dove fra l'altre cose,
    che furono molte, fece nel monasterio delle Donne di Faenza
30   alcune pitture et in fresco et a tempera, che oggi non sono in essere
    per esser rovinato quel monasterio. Similmente, l'anno 1322, essendo
    l'anno innanzi con suo molto dispiacere morto Dante suo amicissimo,
    andò a Lucca et a richiesta di Castruccio, signore allora di quella
    città sua patria, fece una tavola in S. Martino, drentovi un Cristo in
35   aria e quattro Santi protettori di quella città, cioè S. Piero, S. Regolo,
    S. Martino e S. Paulino, i quali mostrano di raccomandare un papa et
    un imperator[e], i quali, secondo che per molti si crede, sono Federi-
    go Bavaro e Nicola Quinto antipapa. Credono parimente alcuni che
    Giotto disegnasse a S. Fridiano, nella medesima città di Lucca, il
40   Castello e Fortezza della Giusta, che è inespugnabile.
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