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in mano tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso e gi- |
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rato la mano, fece un tondo sì pari di sesto e di profilo che fu a vederlo |
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una maraviglia grandissima. E poi ghignando, vòlto al cortigiano gli |
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disse: «Eccovi il disegno». Tennesi beffato il mandato del Papa, di- |
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cendo: « Ho io [a] avere altro disegno che questo? ». Rispose Giotto: « Assai |
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e pur troppo è quel che io ho fatto; mandatelo a Roma insieme con gli altri |
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e vedrete se sarà conosciuto ». Partissi il cortigiano da Giotto, e quanto |
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e' pigliasse malvolentieri questo assunto, dubitando non essere uc[c]ellato |
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a Roma, ne fece segno col non esser satisfatto nel suo partire; pure, |
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uscito di bottega e mandato al Papa tutti e' disegni scrivendo a cia- |
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scuno il nome e di chi mano egli erano, tanto fece nel tondo disegnato |
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da Giotto; e nella maniera che egli l'aveva girato senza muovere il braccio |
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e senza seste, fu conosciuto dal Papa e da molti cortigiani intendenti |
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quanto egli avanzasse di eccellenzia tutti gli altri artefici de' suoi tempi. |
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E perciò, divulgatasi questa cosa, ne nacque quel proverbio familiare |
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e molto ancora ne' nostri tempi usato:Tu sei più tondo che l'O di Giot- |
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to. Il quale proverbio non solo per il caso donde nacque si può dir bello, |
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ma molto più per il suo significato che consiste nella ambiguità del ton- |
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do, che oltra a la figura circulare perfetta, significa ancora tardità e |
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grossezza d' ingegno. |
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Fecelo dunque il predetto Papa venire a Roma, onorandolo grandemente |