Volume 1

Edizione Giuntina
    Napoli da Giovan da Nola, scultore eccel[l]ente, a don Pietro di Tole-
    do viceré di quel regno, che tutti i marmi gli furon donati e condotti
    in Napoli dal signor duca Cosimo de' Medici. Questa sorte di marmi
    ha in sé saldezze maggiori e più pastose e morbide a lavorarla, e se le
5   dà bellissimo pulimento più ch'ad altra sorte di marmo. Vero è che si
    viene talvolta a scontrarsi in alcune vene, domandate dagli scultori
    smerigli, i quali sogliono rompere i ferri. Questi marmi si abboz-
    zano con una sorte di ferri chiamati subbie che hanno la punta a gui-
    sa di pali a facce, e più grossi e sottili; e dipoi seguitano con scar-
10   pelli detti calcagnuoli, i quali nel mezzo del taglio hanno una tacca,
    e così con più sottili di mano in mano che abbiano più tacche e'
    gli intaccano, quando sono arruotati con uno altro scarpello. E questa
    sorte di ferri chiamano gradine, perché con esse vanno gradinando e
    riducendo a fine le lor figure, dove poi con lime di ferro diritte e torte
15   vanno levando le gradine che son restate nel marmo, e così poi con
    la pomice, arrotando a poco a poco, gli fanno la pelle ch'e' vogliono;
    e tutti gli strafori che fanno, per non intronare il marmo gli fanno
    con trapani di minore e maggior grandezza e di peso di dodici
    libre l'uno e qualche volta venti, ché di questi ne hanno di più
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Edizione Torrentiniana
20   per la sepoltura fatta in Napoli da Giovan da Nola, scultore eccellente,
    a don Pietro di Toledo viceré di quel regno, che tutti i marmi gli furon
    donati e condotti in Napoli dallo illustrissimo et eccellentissimo signore
    Cosmo de' Medici duca di Fiorenza, la quale opra si conduce in Ispagna.
    Questa sorte di marmi ha in sé saldezze maggiori e più pastose e morbide
25   a lavorarle, e se le dà bellissimo pulimento più ch'ad altra sorte di marmo.
    Vero è che si viene talvolta a scontrarsi in alcune vene, domandate dagli
    scultori smerigli, i quali sogliono rompere i ferri. Questi marmi si abboz-
    zano con una sorte di ferri chiamati subbie che hanno la punta a guisa di
    pali a facce, e più grossi e sottili; e dipoi seguitano con scarpelli detti cal-
30   cagnuoli, i quali nel mezzo del taglio hanno una tacca, e così con più sot-
    tili di mano in mano che abbiano più tacche e' gli intaccano, quando sono
    arruotati con uno altro scarpello. E questa sorte di ferri chiamano gra-
    dine, perché con esse vanno gradinando e riducendo a fine le lor figure, do-
    ve poi con lime di ferro diritte e torte vanno levando le gradine che
35   son restate nel marmo, e così poi con la pomice, arruotando a poco a
    poco, gli fanno la pelle ch'e' vogliano; e tutti gli strafori che fanno, per non
    intronare il marmo gli fanno con trapani di minore e maggior grandezza
    e di peso di dodici libre l'uno e qualche volta venti, ché di questi ne hanno
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