Volume 1

Edizione Giuntina
    ignude, dove i giovani alla lotta et ad altri giuochi ignudi si eserci-
    tavano, ché in quelli ponevano il sommo onore; le romane si faceva-
    no vestite o d'armadura o di toga, abito spezialmente romano, il
    quale onore, come noi dicemo poco fa, dava primieramen-
5   te il comune; poi, cominciando l'ambizione a crescere, fu dato anco
    da' privati e da' comuni forestieri a questo et a quel cittadino o per
    benefizio ricevuto o per averlo amico, e massimamente lo facevano
    gli umili e bassi amici inverso i più potenti e maggiori; et andò tanto
    oltre la cosa, che in brieve spazio le piazze, i templi e le logge ne fu-
10   rono tutte ripiene. E non solo fiorirono queste arti nel tempo che i
    Greci in mare et in terra molto poterono appresso a quella nazione,
    ma poi, molti secoli dopo che ebbero perduto l'imperio, al tempo
    degli imperadori romani alcune volte risorsero, ché in Roma si vede
    ancora l'arco di Settimio ornato di molte belle figure e molte altre
15   opere egregie, delle quali non si sanno i maestri, essendosene perduta
    la memoria.
    Ma non estimo già che queste cotali sieno da aguagliare a quelle
    che, nei tempi che i Greci cotanto ci studiarono, furono fatte; apres-
    so i quali furono inoltre alcuni i quali ebbero gran nome nel lavorare
20   in argento di scarpello, l'opere dei quali e per la materia, la quale
    agevolmente muta forma e che l'uso in poco spazio logora, non si
    condussero molto oltre; e nondimeno ne sono chiari alcuni artefici, de'
    nomi de' quali brievemente faremo menzione per finire una volta
    quello che Voi avete voluto che io facci. Nella quale arte fra i primi
25   fu molto celebrato Mentore, il quale lavorava di sottilissimo lavoro
    vasi d'argento e tazze da bere et ogni altra sorte di vasellamento che
    si adoperava ne' sacrificii, et erano tenuti questi lavori, e ne' templi
    e nelle case de' nobili uomini, molto cari. Dopo costui nella me-
    desima arte ebbero gran nome uno Acragante, uno Boeto et un altro
30   chiamato Mys, dei quali nella isola di Rodi si vedevano per i templi
    in vasi sacri molto belle opere, e di quel Boeto spezialmente Centauri
    e Bacche fatti con lo scarpello in idrie et in altri vasi molto begli, e di
    quello ultimo un Cupido et uno Sileno di maravigliosa bellezza.
    Dopo costoro fu molto chiaro il nome d'uno Antipatro, il quale sopra
35   una tazza fece un Satiro gravato dal sonno, tanto proprio che ben
    si poteva dire che più presto ve lo avesse su posto che ve lo avesse
    con lo scarpello scolpito. Furono anco di qualche nome uno Taurisco
    da Cizico, uno Aristone, uno Onico et uno Ecateo et alcuni altri, e
    poi, a' tempi più oltre di Pompeo il Grande, un Prassitele et un Ledo
40   da Efeso, il quale ritraeva di minutissimo lavoro uomini armati e
- pagina 226 -
pagina precedentepagina successiva