Volume 1

Edizione Giuntina
    talmente faticarono, che, dopo una infinità di secoli e dopo molte ro-
    vine della Grecia, ancora ne dura il nome, avengaché l'opere d'essi o
    sieno in tutto perdute o più non si riconoschino. Perciò che le pitture,
    come cosa fatta in materia la quale agevolmente o da sé si corrompe o
5   d'altronde riceve ogni ingiuria, sono in tutto disfatte, e le statue di
    bronzo o da chi non conosce la bontà d'esse o da chi non le stima
    hanno mutato forma, et i marmi oltre ad essere, per le rovine che av-
    vengano - mutandosi per il girar del cielo ogni cosa -, la maggior
    parte rotti e sepolti, sono anche, ad arbitrio di chi più può, stati
10   sovente qua e là traportati et i nomi degli artefici che erano in essi
    perdutisi e mutatisi, come advenne ad infiniti i quali la potenza ro-
    mana d'altronde in lungo tempo portò a Roma; onde, partendosi poi
    Gostantino imperadore e traportando l'imperio in Grecia, molte delle
    più belle statue seguendo l'imperio e lasciando Italia, in Grecia là
15   donde elle erano venute se ne tornarono. E Gostantino stesso e li altri
    imperadori poscia delle isole e delle cittadi della Grecia scelsero le
    migliori e, come si truova scritto, il seggio imperiale ne adorna-
    rono; dove poi al tempo di Zenone imperadore, per un grandissimo
    incendio il quale disfece la più bella e la miglior parte di Gostanti-
20   nopoli, molte ne furono guaste, infra le quali fu quella bella Venere
    da Gnido di Prassitele di cui di sopra facemo menzione, e quel
    maraviglioso Giove Olimpico fatto per mano di Fidia, e molte altre
    nobili di marmo e di bronzo. E fra li altri danni ve ne fu uno gran-
    dissimo, che vi abruciò una libreria nella quale si dice che eran ragu-
25   nati 120 migliaia di volumi, e questo fu intorno agli anni della salu-
    te 466; e poi un'altra fiata, forse 70 anni dopo, della medesima città
    arse un'altra parte più nobile, dove medesimamente s'era ridotto il
    fiore di così nobili arti. E così, a Roma da' barbari et in Gostantinopo-
    li dal fuoco, fu spento il più bello splendore che avessero cotali arti,
30   laonde in quelle che sono rimase e che si veggiono in Roma et altrove
    riconoscervi il maestro credo che sia cosa malagevolissima, essendo
    stato in arbitrio di ciascuno porvi il nome di questo o di quello,
    avvengaché per la bellezza d'alcune scampate e per la
    virtù loro si possa estimare che elle sieno state opere d'alcuni de'
35   sopra da noi nominati.
    L'origine di far le statue si conosce appresso i Greci primieramente
    esser nata dalla religione, ché le prime imagini che di bronzo o di
    marmo si facessero furono fatte a simiglianza degli Dei, e quali li
    uomini gli adoravano e secondo che pensavano che essi fossero.
40   Dagli Dei si scese agli uomini da li quali i comuni e le province estimavano
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