Volume 1

Edizione Giuntina
    curia di Ottavia, il quale si teneva per certo che fusse imagine nella
    più fiorita età d'Alcibiade ateniese, il quale fu di sì rara bellezza che
    tutti gl'altri giovani della sua età trapassò. Parimente non si sa di
    cui fussero mano i quattro Satiri che erano nella scuola di Ottavia,
5   de' quali uno mostrava a Venere Bacco bambino et un altro Libera
    pure bambina, il terzo voleva racchetarlo, che piangeva, il quarto
    con una tazza gli porgeva da bere: le due ninfe, le quali con un ve-
    lo pareva che lo volessero coprire. Nel medesimo dubbio si rima-
    sero Olimpo, Pane, Chirone et Achille, non se ne sapendo il mae-
10   stro vero.
    Ebbe Scopa al suo tempo molti concorrenti: Briaxi, Timoteo e
    Leocare, de' quali insieme ci convien ragionare, perciò che insieme la-
    vorarono di scarpello a quel famoso sepolcro di Mausolo re di Caria
    il quale fu tenuto una delle sette maraviglie del mondo, fattoli dopo
15   la morte d'esso da Artemisia sua moglie, il quale si dice essere morto
    l'anno secondo della centesima olimpiade, cioè l'anno 329 dalla fon-
    dazione di Roma. La forma di questo sipolcro si dice essere stata
    cotale: dalla parte di tramontana e di mezzogiorno si allargava per
    ciascuno lato piedi 63, da levante e ponente fu alquanto più stretto;
20   l'altezza sua era cubiti et intorno intorno era retto da 16 colon-
    ne. La parte da levante lavoro Scopa, quella da tramontana Briaxi,
    a mezzodì Timoteo, da occidente Leocare; et innanzi che l'opera
    fusse compiuta morì Artemisia, e nondimeno quei maestri condus-
    sero il lavoro a fine, il quale da ogni parte fu bellissimo, né si sep-
25   pe così bene chi di loro fosse più da essere commendato, essendo
    stata l'opera di ciascuno perfettissima. A questi quattro si aggiun-
    se un quinto maestro, il quale sopra il sepolcro fece una piramide
    di pari altezza di quello e sopra vi pose un carro con quattro ca-
    vagli d'opera singularissima. Serbavasi in Roma di mano di quel
30   Timoteo una Diana nel tempio di Apollo Palatino, alla qual figura,
    che venne senza, rifece la testa Evandro Aulanio. Fu ancora di gran
    maraviglia uno Ercole di Menestrato, et una Ecate nel tempio di
    Diana di Efeso di marmo talmente rilucente che i sacerdoti del tem-
    pio solevano avvertire chi vi entrava che non mirassero troppo fiso
35   quella imagine, però che dal troppo splendore la vista resterebbe ab-
    bagliata.
    Furono anco nello antiporto di Atene poste le tre Grazie le quali
    non si dèveno ad alcuna delle altre figure posporre, le quali si dice
    che furono opere di un Socrate, non quel pittore ma un altro, ben-
40   ché alcuno voglia ch'e' sia il medesimo che il dipintore. Di quel Mirone
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