Volume 1

Edizione Giuntina
    Artemone una Danae in mare portata da' venti et alcuni corsali i
    quali con istupore la rimiravano, la regina Stratonica, uno Ercole et
    una Deianira. Ma oltre a modo furono di lui chiare quelle che erano
    in Roma nelle logge di Ottavia: ciò furono uno Ercole nel
5   monte Eta che, nella pira ardendo e lasciando in terra l'umano, era
    ricevuto in cielo nel divino di comun parere degli Dei, e la storia di
    Nettuno e d'Ercole intorno a Laomedonte. Alcidamo anco dipinse
    Diosippo che ne' giuochi olimpici alla lotta insieme et alle pugna
    aveva vinto, come era il proverbio, senza polvere. Uno Cresiloco, il
10   quale fu discepolo d'Apelle, ritrasse Giove, e nel vero con poca re-
    verenzia, in atto di voler partorire Bacco, lagnantesi a guisa di fem-
    mina fra le mani delle levatrici con molte delle Dee intorno, le quali
    dolenti e lagrimanti ministravano al parto. Uno Cleside, parendogli
    aver ricevuto ingiuria da Stratonica regina non essendo stato da lei
15   accettato come pareva se li convenisse, dipinse il Diletto in forma di
    femmina insieme con un pescatore che si diceva essere amato dalla
    regina, e lasciò questa tavola in Efeso in publico, e, noleggiata una
    nave, con gran prestezza favorito da' venti fuggì via; la regina non
    volle che ella fosse quindi levata, comeché questo artefice l'avesse
20   molto bene rassembrata in quella figura et il pescatore altresì ri-
    tratto al naturale. Nicearco dipinse Venere e Cupido fra le Grazie, et
    uno Ercole mesto in atto di pentirsi della pazzia. Nealce dipinse una
    battaglia navale nel Nilo fra i Persi e gli Egizzii, e perciò che le acque
    del Nilo per la grandezza di quel fiume rassembrano il mare, ac-
25   ciò che la cosa fusse riconosciuta, con bel trovato e grazia maravi-
    gliosa dipinse alla riva uno asinello che beeva e poco più oltre un
    gran cocodrillo in aguato per prenderlo. Filisco dipinse una botte-
    ga d'un dipintore con tutti i suoi ordigni et un fanciullo che soffiava
    nel fuoco. Teodoro un che si soffiava il naso; il medesimo dipinse
30   Oreste che uccideva la madre et Egisto adultero, et in più tavole la
    guerra Troiana, la quale era in Roma nella loggia di Filippo, et una
    Cassandra nel tempio della Concordia. Leonzio dipinse Epicuro fi-
    losofo pensoso e Demetrio re. Taurisco uno di coloro che scaglia-
    vano in aria il disco, una Clitennestra, uno Polinice il quale si ap-
35   prestava per tornare nello stato, et un Capaneo. Non si deve lasciare
    indietro uno Erigono macinatore di colori nella bottega di Nealce, il
    quale salse in tanta eccellenza di quest'arte che non solo egli fu di
    gran pregio, ma di lui ancora rimase discepolo quel Pausia di cui
    di sopra abbiamo detto che fu molto chiaro nel dipignere. Bella cosa
40   è ancora, e degna d'essere raccontata, che molte opere ultime e non
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