Volume 1

Edizione Giuntina
    egli si fidasse, che così gli pareva star sicuro fuor delle mura, rispose
    perciò che egli sapeva molto bene che Demetrio aveva guerra con i
    Rodiani e non con le arti. Fece Demetrio, piacendogli la risposta di
    questo artefice, guardare ch'e' non fusse da alcuno noiato o
5   offeso. E perché egli non si avesse a scioperare, spesso andava a visi-
    tarlo e, tralasciata la cura delle armi e dell'oste, molte volte stava a
    vederlo dipignere fra i romori del campo et il percuotere delle mura.
    E quinci si disse poi che quella dipintura che egli allora aveva fra
    mano fu lavorata sotto il coltello. E questo fu quel Satiro di maravi-
10   gliosa bellezza, il quale, perciò che egli appoggiandosi a una colonna
    si riposava, ebbe nome "il Satiro riposantesi"; il quale, quasi nullo
    altro pensiero lo toccasse, mirava fiso una sampogna che egli teneva
    in mano. Sopra a quella colonna aveva anco quel maestro dipinta
    una quaglia tanto pronta e tanto bella che non era alcuno che senza
15   maraviglia la riguardasse, alla quale le dimestiche tutte cantavano
    invitandola a combattere.
    Molte altre opere di questo artefice si lasciono indrieto per anda-
    re agli altri che ebbero pregio di cotale arte. Fra i quali fu al me-
    desimo tempo Asclepiodoro il quale nella proporzione valse un
20   mondo, e però da Apelle era in questo maravigliosamente lodato. Eb-
    be da Mnasone prencipe degli Elatensi, per dodici Dei dipintili,
    trecento mine per ciascuno. Fra questi merita d'esser raccontato
    Nicomaco figliuolo o discepolo di Aristodemo, il quale dipinse Pro-
    serpina rapita da Plutone, la qual tavola era in Roma nel Cam-
25   pidoglio sopra la cappella della Gioventù. È nel medesimo luogo
    un'altra pur di sua mano, dove si vedeva una Vittoria la quale in alto
    ne portava un carro insieme con i cavagli. Dipinse anco Apollo e
    Diana e Rea madre degli Dei sedente sopra un leone. Medesima-
    mente alcune giovenche con alquanti satiri appresso in atto di volere
30   involandole trafugar via, et una Scilla che era a Roma nel tempio della
    Pace. Niuno di lui in questa arte fu più presto di mano, e si dice che,
    avendo tolto a dipignere un sepolcro che faceva fare a Teleste poeta
    Aristrato prencipe de' Sicionii in termine di non molto tempo, et
    essendo venuto tardi a l'opera e crucciandosene e minacciandolo Ari-
35   strato, egli in pochissimi giorni lo dètte compìto con prestezza e de-
    strezza maravigliosa. Discepoli suoi furono Aristide fratello suo et
    Aristocle figliuolo, e Filoxeno d'Eretria di cui si dice essere stata una
    tavola fatta per Cassandro re, entrovi ritratta la battaglia d'Alessan-
    dro con i Persi; la qual fu tale che non merita d'essere lasciata in-
40   dietro per alcun'altra. Fece molte altre cose ancora, imitando la pre
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