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imposto Alessandro che gli ritraesse nuda Cansace, una la più bella |
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delle sue concubine la quale esso amava molto, et accorgendosi per |
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segni manifesti che nel mirarla fiso Apelle s'era acceso della bellezza di |
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lei, concedendoli Alessandro tutto il suo affetto gnene fece dono, senza |
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aver riguardo anco a lei, che, essendo amica di re e di Alessandro re, li |
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convenne divenire amica d'un pittore. Furono alcuni che stimarono |
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che quella Venere Dionea tanto celebrata fusse il ritratto di questa |
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bella femmina. |
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Fu questo Apelle molto umano inverso li artefici de' suoi tempi et |
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il primo che dètte riputazione alle opere di Protogene in Rodi, per- |
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ciò che egli, come il più delle volte suole avvenire, tra i suoi cittadini |
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non era stimato molto. E domandandogli Apelle alcuna volta |
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quanto egli stimasse alcune sue figure, rispose non so che piccola |
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cosa, onde egli dètte nome di voler per sé comperar quelle ch'egli avea |
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lavorato e lavorerebbe per rivenderle per sue prezzo molto maggio- |
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re; il che fece aprire gli occhi a' Rodiani, né volle cederle loro, se |
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non arrogevano al prezzo con non poco utile di quel pittore. |
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È cosa incredibile quello che è scritto di lui, cioè che egli ritraeva |
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sì bene e sì apunto le imagini altrui dal naturale, che uno di questi |
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che nel guardare in viso altrui fiso sogliono indovinare quello che ad |
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alcuno sii avvenuto nel passato tempo o debba avvenire nel futuro - i |
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quali si chiamano fisiomanti - guardando alcun ritratto fatto da Apelle, |
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conobbe per quello quanto quegli di cui era il ritratto dovesse vivere |
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o fusse vivuto. Dipinse con un nuovo modo Antigono re che l'uno |
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degl'occhi aveva meno, in maniera che il difetto della faccia non ap- |
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parisse, perciò che egli lo dipinse col viso tanto vòlto quanto bastò a |
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celare in lui quel mancamento, non parendo però difetto alcuno nella |
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figura. |
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Ebbero gran nome alcune imagini da lui fatte di persone che mo- |
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rivano; ma fra le molte sue e molto lodate opere qual fosse la più |
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perfetta non si sa così bene. Agusto Cesare consagrò al tempio di |
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Giulio suo padre quella Venere nobilissima ch'è per uscir del mare e |
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da quell'atto stesso fu chiamata Anadiomene, la quale da' poeti greci |
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fu mirabilmente celebrata et illustrata, alla parte di cui che s'era |
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corrotta non si trovò chi ardisse por mano; il che fu grandissima glo- |
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ria di cotal artefice. Egli medesimo cominciò a quelli di Còo un'altra |
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Venere e ne fece il volto e la parte sovrana del petto, e si pensò, da |
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quel che se ne vedeva, che egli arebbe e quella prima Dionea e se stes- |
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so in questa avanzato. Morte così bella opera interroppe né si trovò poi |
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chi alla parte disegnata presumesse aggiugner colore. Dipinse ancora |