Volume 1

Edizione Giuntina
    a quelli di Efeso nel tempio della lor Diana un Alessandro Magno
    con la saetta di Giove in mano, le dita della quale pareva che fussero di
    rilievo e la saetta che uscisse fuor della tavola, e ne fu pagato di moneta
    d'oro non a novero, ma a misura. Dipinse molte altre figure di gran
5   nome, e Clito familiar di Alessandro in atto di apprestarsi a battaglia
    con il paggio suo che gli porgeva la celata. Non bisogna domandare
    quante volte né in quante maniere e' ritraesse Alessandro o Filippo
    suo padre, che furono infinite, e quanti altri re e personaggi grandi ei
    dipignesse. In Roma si vide di lui Castore e Polluce con la Vittoria, et
10   Alessandro trionfante con l'imagine della Guerra con le mani legate
    drieto al carro; le quali due tavole Agusto consacrò al suo Foro
    nelle parti più onorate di quello, e Claudio poi, cancellandone il volto
    di Alessandro, vi fece riporre quello di Agusto. Dipinse uno Eroe
    ignudo, quasi in quest'opera volesse gareggiare con la natura. Dipinse
15   ancora a pruova con certi altri pittori un cavallo, dove, temendo del
    giudizio degli uomini et insospettito del favore de' giudici inverso i
    suoi avversarii, chiese che se ne stesse al giudizio de' cavagli stessi; et
    essendo menati i cavalli d'attorno a' ritratti di ciascuno, ringhiarono
    a quel d'Apelle solamente- il qual giudizio fu stimato verissimo. Ri-
20   trasse Antigono in corazza con il cavallo drieto et in altre maniere
    molte; e di tutte le sue opere, quelli che di così fatte opere s'intesero,
    giudicarono l'ottima essere uno Antigono a cavallo. Fu bella anco di
    lui una Diana secondo che la dipinse in versi Omero, e pare
    che il dipintore in questo vincesse il poeta.
25   Dipinse inoltre con nuovo modo e bella invenzione la Calunnia,
    prendendone questa occasione. Era egli in Alessandria in corte di To-
    lomeo re e per la virtù sua in molto favore. Ebbevi dell'arte stessa chi
    l'invidiava e, cercando di farlo mal capitare, l'accusò di congiura con-
    tro a Tolommeo di cosa nella quale non solo non aveva colpa veruna
30   Apelle, ma né anco era da credere che un tal pensiero gli fusse mai ca-
    duto nell'animo. Fu nondimeno vicino al perderne la persona, creden-
    do ciò il re scioccamente, e perciò, ripensando egli seco stesso al peri-
    colo il quale aveva corso, volle mostrare con l'arte sua che e come pe-
    ricolosa cosa fosse la calunnia. E così dipinse un re a sedere con orec-
35   chie lunghissime e che porgeva innanzi la mano, da ciascuno de' lati del
    quale era una figura, il Sospetto e l'Ignoranza. Dalla parte dinanzi ve-
    niva una femmina molto bella e bene adobbata con sembiante fiero et
    adirato, e con essa la sinistra teneva una facellina accesa e con la destra
    strascinava per i capegli un doloroso giovane, il quale pareva che con
40   gli occhi e con le mani levate al cielo gridasse misericordia e chiamasse
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