Volume 6

Edizione Giuntina
    i piedi addosso al Tempo et alla Morte, per mostrare che la fama e
    l'onore, malgrado della morte e del tempo, serbano vivi in eterno co-
    loro che virtuosamente in questa vita hanno operato. Il qual quadro
    fu di mano di Vincenzio Danti perugino, scultore, del quale si è par-
5   lato e si parlerà altra volta.
    In cotal modo essendo apparata la chiesa, adorna di lumi e piena di
    populo inumerabile, per essere ognuno, lasciata ogni altra cura, con-
    corso a così onorato spettacolo, entrarono dietro al detto Luogote-
    nente dell'Accademia, accompagnati dal capitano et alabardieri della
10   guardia del Duca, i Consoli e gl'Accademici, et insomma tutti i pit-
    tori, scultori et architetti di Firenze; i quali poi che furono a sedere
    dove fra il catafalco e l'altare maggiore erano stati buona pezza aspet-
    tati da un numero infinito di signori e gentiluomini che, secondo i
    meriti di ciascuno, erano stati a sedere accomodati, si diede principio
15   a una solennissima Messa de' morti con musiche e cerimonie d'ogni
    sorte. La quale finita, salì sopra il pergamo già detto il Varchi, che
    poi non aveva fatto mai cotale ufficio che egli lo fece per la illustrissi-
    ma signora Duchessa di Ferrara, figliuola del Duca Cosimo; e quivi
    con quella eleganza, con que' modi e con quella voce che proprii e
20   particolari furono in orando di tanto uomo, raccontò le lodi, i meriti,
    la vita e l'opere del divino Michelagnolo Buonarruoti. E nel vero
    che grandissima fortuna fu quella di Michelagnolo non morire prima
    che fusse creata la nostra Accademia, da che con tanto onore e con sì
    magnifica et onorata pompa fu celebrato il suo mortorio.
25   Così a sua gran ventura si dee reputare che avenisse che egli inanzi al
    Varchi passasse di questa ad eterna e felicissima vita, poi che non po-
    teva da più eloquente e dotto uomo esser lodato. La quale orazione
    funerale di messer Benedetto Varchi fu poco appresso stampata, sì
    come fu anco non molto dopo un'altra similmente bellissima orazione,
30   pure delle lodi di Michelagnolo e della pittura, stata fatta dal nobilis-
    simo e dottissimo messer Lionardo Salviati, giovane allora di circa
    ventidue anni, e così raro e felice ingegno in tutte le maniere di com-
    ponimenti latini e toscani, quanto sa insino a ora e meglio saprà per
    l'avenire tutto il mondo.
35   Ma che dirò, o che posso dire che non sia poco, della virtù, bontà e
    prudenza del molto reverendo signor Luogotenente don Vincenzio
    Borghini sopradetto, se non che, lui capo, lui guida e lui consigliere,
    celebrarono quell'essequie i virtuosissimi uomini dell'Accademia e
    Compagnia del Disegno ? Perciò che, se bene era bastante ciascuno di
40   loro a fare molto maggior cosa di quello che fecero nell'arti loro, non
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