Volume 5

Edizione Giuntina
    e che gl'uomini che mutano stato, mutano eziandio il
    più delle volte natura e volontà. Perciò che arrivato Niccolò a Mi-
    lano, dove trovò Domenico in tanta grandezza che durò non picciola
    fatica a potergli favellare, gli contò tutte le sue miserie, pregandolo
5   appresso che, servendosi di lui, volesse aiutarlo. Ma Domenico, non
    si ricordando, o non volendo ricordarsi con quanta amorevolezza
    fusse stato da Niccolò allevato come proprio figliuolo, gli diede la
    miseria d'una piccola somma di danari, e quanto poté pri-
    ma se lo levò d'intorno. E così tornato Niccolò ad Arezzo mal con-
10   tento, conobbe che dove pensava aversi con fatica e spesa allevato un
    figliuolo, si aveva fatto poco meno che un nimico. Per poter dunque
    sostentarsi, andava lavorando ciò che gli veniva alle mani, sì come
    aveva fatto molti anni innanzi, quando dipinse, oltre molte altre cose,
    per la comunità di Monte Sansovino, in una tela, la detta terra del
15   Monte, et in aria una Nostra Donna e dagli lati due Santi; la qual
    pittura fu messa a uno altare nella Madonna di Vertigli, chiesa del-
    l'ordine de' monaci di Camaldoli non molto lontana dal Monte,
    dove al Signore è piaciuto e piace far ogni giorno molti miracoli
    e grazie a coloro che alla Regina del cielo si raccomandano.
20   Essendo poi creato sommo pontefice Giulio Terzo, Niccolò, per
    essere stato molto familiare della casa di Monte, si condusse a Roma
    vecchio d'ottanta anni, e baciato il piede a Sua Santità, la pregò
    volesse servirsi di lui nelle fabriche che si diceva aversi a fare al
    Monte, il qual luogo avea dato in feudo al Papa il signor duca di
25   Fiorenza. Il Papa adunque, vedutolo volentieri, ordinò che gli fusse
    dato in Roma da vivere senza affaticarlo in alcuna cosa; et a questo
    modo si trattenne Niccolò alcuni mesi in Roma, disegnando molte
    cose antiche per suo passatempo. Intanto deliberando il Papa d'ac-
    crescere il Monte Sansovino sua patria e farvi, oltre molti ornamenti,
30   un acquidotto, perché quel luogo patisce molto d'acque, Giorgio
    Vasari, ch'ebbe ordine dal Papa di far principiar le dette fabriche,
    raccomandò molto a Sua Santità Niccolò Soggi, pregando che gli
    fusse dato cura d'essere soprastante a quell'opere. Onde andato Nic-
    colò ad Arezzo con queste speranze, non vi dimorò molti giorni che,
35   stracco dalle fatiche di questo mondo, dagli stenti e dal vedersi aban-
    donato da chi meno dovea farlo, finì il corso della sua vita, et in
    San Domenico di quella città fu sepolto.
    Né molto dopo Domenico Giuntalochi, essendo morto don Fer-
    rante Gonzaga, si partì di Milano con intenzione di tornarsene a
40   Prato, e quivi vivere quietamente il rimanente della sua vita; ma
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