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maniera, né fa le cose della medesima bontà in tutti i luoghi, ma mi- |
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gliori e peggiori secondo la qualità del luogo. |
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Essendo Vincenzio in bonissimo credito in Roma, seguì l'anno |
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MDXXVII la rovina et il sacco di quella misera città, stata signora |
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delle genti; per che egli, oltremodo dolente, se ne tornò alla sua pa- |
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tria San Gimignano. Là dove, fra i disagi patiti e l'amore venutogli |
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meno delle cose dell'arti, essendo fuor dell'aria che i begli ingegni |
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alimentando fa loro operare cose rarissime, fece alcune cose, le quali |
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io mi tacerò per non coprire con queste la lode et il gran nome che |
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s'aveva in Roma onorevolmente acquistato. Basta che si vede espres- |
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samente che le violenze deviano forte i pellegrini ingegni da quel |
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primo obietto, e li fanno torcere la strada in contrario; il che si vede |
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anco in un compagno di costui chiamato Schizzone, il quale fece in |
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Borgo alcune cose molto lodate, e così in Camposanto di Roma e in |
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Santo Stefano degl'Indiani: e poi anch'egli dalla poca discrezione |
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de' soldati fu fatto deviare dall'arte, et indi a poco perdere la vita. |
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Morì Vincenzio in San Gimignano sua patria, essendo vivuto sempre |
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poco lieto dopo la sua partita di Roma. |
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Timoteo pittore da Urbino nacque di Bartolomeo della Vite, |
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cittadino d'onesta condizione, e di Calliope, figliuola di maestro Antonio |