Volume 4

Edizione Giuntina
    Alberto da Ferrara, assai buon pittore del tempo suo, secondo
    che le sue opere in Urbino et altrove ne dimostrano. Ma essendo
    ancor fanciullo Timoteo, mortogli il padre, rimase al governo della
    madre Calliope, con buono e felice augurio per essere Calliope una
5   delle nove Muse, e per la conformità che hanno in fra di loro la pit-
    tura e la poesia. Poi dunque che fu il fanciullo allevato dalla prudente
    madre costumatamente, e da lei incaminato nei studî delle prime
    arti e del disegno parimente, venne apunto il giovane in cognizione
    del mondo quando fioriva il divino Raffaello Sanzio, et
10   attendendo nella sua prima età all'orefice, fu chiamato da messer
    Pierantonio suo maggiore fratello, che allora studiava in Bologna,
    in quella nobilissima patria, acciò sotto la disciplina di qualche buon
    maestro seguitasse quell'arte a che pareva fusse inclinato da natura.
    Abitando dunque in Bologna, nella quale città dimorò assai tempo
15   e fu molto onorato e tratenuto in casa con ogni sorte di cortesia
    dal magnifico e nobile messer Francesco Gombruti, praticava conti-
    nuamente Timoteo con uomini virtuosi e di bello ingegno; per che
    essendo in pochi mesi per giovane giudizioso conosciuto, et inchinato
    molto più alle cose di pittura che all'orefice per averne dato saggio
20   in alcuni molto ben condotti ritratti d'amici suoi e d'altri, parve al
    detto suo fratello, per seguitare il genio del giovane, essendo anco
    a ciò persuaso dagl'amici, levarlo dalle lime e dagli scarpelli e che
    si desse tutto allo studio del disegnare. Di che essendo egli conten-
    tissimo, si diede sùbito al disegno et alle fatiche dell'arte, ritraendo
25   e disegnando tutte le migliori opere di quella città; e tenendo stretta
    dimestichezza con pittori, si incaminò di maniera nella nuova strada,
    che era una maraviglia il profitto che faceva di giorno in giorno, e
    tanto più quanto senza alcuna particolare disciplina di appartato
    maestro apprendeva facilmente ogni difficile cosa. Laonde innamorato
30   del suo esercizio et apparati molti segreti della pittura, vedendo sola-
    mente alcuna fiata a cotali pittori idioti fare le mestiche e adoperare i
    pennelli, da se stesso guidato e dalla mano della natura, si pose ardi-
    tamente a colorire, pigliando una assai vaga maniera e molto simile
    a quella del nuovo Apelle suo compatriota, ancorché di mano di lui
35   non avesse veduto se non alcune poche cose in Bologna. E così
    avendo assai felicemente, secondo che il suo buono ingegno e giudi-
    zio lo guidava, lavorato alcune cose in tavole et in muro, e parendogli
    che tutto a comparazione degl'altri pittori gli fosse molto bene riu-
    scito, seguitò animosamente gli studî della pittura per sì fatto modo,
40   che in processo di tempo si trovò aver fermato il piede nell'arte, e
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