Volume 2

Edizione Giuntina
    non solo i venti pezzi grandissimi di libri da coro che egli
    lasciò nel suo monasterio, che sono i più belli quanto allo scritto
    e ' maggiori che siano forse in Italia, ma infiniti altri ancora che in
    Roma et in Vinezia et iùmolti altri luoghi si ritruovano, e massima-
5   mente in S. Michele et in S. Matia di Murano, monasterio della sua
    Relligione camaldolense. Per le quali opere meritò questo buon padre,
    molti e molti anni poi che fu passato a miglior vita, non pure che don
    Paulo Orlandini, monaco dottissimo nel medesimo monasterio, lo
    celebrasse con molti versi latini, ma che ancora fusse, come è, la sua
10   man destra, con che scrisse i detti libri, in un tabernacolo serbata
    con molta venerazione insieme con quella d'un altro monaco chia-
    mato don Silvestro, il quale non meno eccellentemente - per quanto
    portò la condizione di que' tempi - miniò i detti libri che gl'avesse
    scritti don Iacopo. Et io che molte volte gli ho veduti, resto maravi-
15   gliato che fussero condotti con tanto disegno e con tanta diligenza
    in que' tempi che tutte l'arti del disegno erano poco meno che perdu-
    te, perciò che furono l'opere di questi monaci intorno agl'anni di
    nostra salute 1350, e poco prima e poi, come in ciascuno di detti
    libri si vede. Dicesi, et ancora alcuni vecchi se ne ricordano, che
20   quando papa Leone X venne a Firenze, egli volle vedere e molto ben
    considerare i detti libri, ricordandosi avergli udito molto lodare al
    magnifico Lorenzo de' Medici suo padre; e che poi che gli ebbe con
    attenzione guardati et ammirati mentre stavano tutti aperti sopra le
    prospere del coro, disse: «Se fussero secondo la Chiesa Romana e
25   non, come sono, secondo l'Ordine monastico e uso di Camaldoli,
    ne vorremmo alcuni pezzi, dando giusta ricompensa ai monaci, per
    S. Piero di Roma»: dove già n'erano, e forse ne sono, due altri di
    mano de' medesimi monaci molto belli. Sono nel medesimo mona-
    sterio degl'Angeli molti ricami antichi, lavorati con molto bella ma-
30   niera e con molto disegno dai padri antichi di quel luogo mentre
    stavano in perpetua clausura col nome non di monaci ma di romiti,
    senza uscir mai del monasterio, nella guisa che fanno le suore e mo-
    nache de' tempi nostri; la quale clausura durò insino all'anno 1470.
    Ma per tornare a don Lorenzo, insegnò costui a Francesco Fio-
35   rentino, il quale dopo la morte sua fece il tabernacolo che è in sul
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Edizione Torrentiniana
    Insegnò costui a Francesco Fiorentino suo discepolo, il quale dopo la
    morte sua fece il tabernacolo che è sul canto di Santa Maria Novella,
    nella piazza a sommo alla via della Scala per ire alla sala del Papa.
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