Volume 2

Edizione Giuntina
    Petrarca. In S. Piero Maggiore dipinse la capella de' Fioravanti, et
    in una capella di S. Piero Scheraggio dipinse la tavola, e nella detta
    chiesa di S. Trinita la capella de' Bartolini. In S. Iacopo sopra Arno
    si vede anco una tavola di sua mano molto ben lavorata e condotta
5   con infinita diligenza secondo la maniera di que' tempi. Similmente
    nella Certosa fuor di Fiorenza dipinse alcune cose con buona pratica,
    et in S. Michele di Pisa, monasterio dell'Ordine suo, alcune tavole
    che sono ragionevoli; et in Firenze nella chiesa de' Romiti pur di
    Camaldoli (che oggi, essendo rovinata insieme col monasterio, ha
10   rilasciato solamente il nome a quella parte di là d'Arno che dal nome
    di quel santo luogo si chiama Camaldoli) oltre a molte altre cose fece
    un Crucifisso in tavola et un S. Giovanni che furono tenuti bellis-
    simi. Finalmente, infermatosi d'una postema crudele che lo tenne
    oppresso molti mesi, si morì d'anni cinquantacinque e fu da' suoi
15   monaci, come le sue virtù meritavano, onoratamente nel capitolo del
    loro monasterio sotterrato.
    E perché spesso, come la sperienza ne dimostra, da un solo germe
    col tempo mediante lo studio et ingegno degl'uomini ne surgono
    molti, nel detto monasterio degl'Angeli dove sempre per adietro at-
20   tesero i monaci alla pittura et al disegno, non solo il detto don Lo-
    renzo fu eccellente in fra di loro, ma vi fiorirono ancora per lungo
    spazio di molti anni, e prima e poi, uomini eccel[lenti] nelle cose del
    disegno. Onde non mi pare da passare in niun modo con si-
    lenzio un don Iacopo fiorentino che fu molto inanzi al detto don
25   Lorenzo, perciò che, come fu ottimo e costumatissimo religioso, così
    fu il miglior scrittore di lettere grosse che fusse prima o sia stato poi
    non solo in Toscana ma in tutta Europa, come chiaramente ne dimostrano
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Edizione Torrentiniana
    e Petrarca; et ancora in detto luogo lavorò la cappella de' Bartolini.
    A costui nocevano molto i cibi e i digiuni, ai quali per la regola mo-
30   nastica et eremitica era obligato; per il che da papa Eugenio, che di-
    morava allora in Fiorenza per lo Concilio et ebbe compassione a tanta
    virtù, benignamente fu dispensato, et egli per questo fece un messale, il
    quale è ancora oggidì nella cappella papale di Roma. Fece poi una
    tavola in San Iacopo sopr'Arno et un'altra in San Pietro Scheraggio
35   et in Santo Michele di Pisa loro convento, et in Camaldoli di Fiorenza
    un Crocifisso in tavola et un San Giovanni. Finalmente, per lo star
    chinato e col petto appoggiato, gli venne una postema crudele, la quale
    in lungo termine lo condusse al fine di sua vita di età d'anni LV.
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