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Vitruvio e le antichità, per non volere a quello agiugnere. La quale |
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licenzia ha dato grande animo, a quelli che ànno veduto il far suo, |
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di mettersi a imitarlo, e nuove fantasie si sono vedute poi, alla grot- |
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tesca più tosto che a ragione o regola, a' loro ornamenti; onde gli |
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artefici gli hanno infinito e perpetuo obligo, avendo egli rotti i lacci |
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e le catene delle cose che per via d'una strada comune eglino di con- |
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tinuo operavano. Ma poi lo mostrò meglio, e volse far conoscere tal |
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cosa nella Libreria di San Lorenzo, nel medesimo luogo, nel bel par- |
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timento delle finestre, nello spartimento del palco e nella meraviglio- |
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sa entrata di quel ricetto. Né si vidde mai grazia più risoluta nel tutto |
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e nelle parti, come nelle mensole, ne' tabernacoli e nelle cornici, né |
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scala più comoda; nella quale fece tanto bizzarre rotture di scaglioni |
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e variò tanto da la comune usanza delli altri, che ognuno se ne stupì. |
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Mandò in quello tempo Pietro Urbano pistolese, suo creato, a Ro- |
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ma a mettere in opera un Cristo ignudo che tiene la croce, il quale è |
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una figura mirabilissima, che fu posto nella Minerva, allato alla cap- |
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pella maggiore, per messer Antonio Metelli. Seguì intorno a questo |
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tempo il sacco di Roma, la cacciata de' Medici di Firenze; nel qual |
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mutamento, disegnando chi governava rifortificare quella cit- |
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tà, feciono Michelagnolo sopra tutte le fortificazioni commessario ge- |
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nerale: dove in più luoghi disegnò e fece fortificar la città, e finalmente |