Volume 6

Edizione Giuntina
    Vitruvio e le antichità, per non volere a quello agiugnere. La quale
    licenzia ha dato grande animo, a quelli che ànno veduto il far suo,
    di mettersi a imitarlo, e nuove fantasie si sono vedute poi, alla grot-
    tesca più tosto che a ragione o regola, a' loro ornamenti; onde gli
5   artefici gli hanno infinito e perpetuo obligo, avendo egli rotti i lacci
    e le catene delle cose che per via d'una strada comune eglino di con-
    tinuo operavano. Ma poi lo mostrò meglio, e volse far conoscere tal
    cosa nella Libreria di San Lorenzo, nel medesimo luogo, nel bel par-
    timento delle finestre, nello spartimento del palco e nella meraviglio-
10   sa entrata di quel ricetto. Né si vidde mai grazia più risoluta nel tutto
    e nelle parti, come nelle mensole, ne' tabernacoli e nelle cornici, né
    scala più comoda; nella quale fece tanto bizzarre rotture di scaglioni
    e variò tanto da la comune usanza delli altri, che ognuno se ne stupì.
    Mandò in quello tempo Pietro Urbano pistolese, suo creato, a Ro-
15   ma a mettere in opera un Cristo ignudo che tiene la croce, il quale è
    una figura mirabilissima, che fu posto nella Minerva, allato alla cap-
    pella maggiore, per messer Antonio Metelli. Seguì intorno a questo
    tempo il sacco di Roma, la cacciata de' Medici di Firenze; nel qual
    mutamento, disegnando chi governava rifortificare quella cit-
20   tà, feciono Michelagnolo sopra tutte le fortificazioni commessario ge-
    nerale: dove in più luoghi disegnò e fece fortificar la città, e finalmente
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Edizione Torrentiniana
    il comune uso e secondo Vitruvio e le antichità, per non volere a
    quello aggiugnere. La quale licenza ha dato grande animo, a questi che
    hanno veduto il far suo, di mettersi a imitarlo, e nuove fantasie si sono
25   vedute poi, alla grottesca più tosto che a ragione o regola, a' loro orna-
    menti; onde gli artefici gli hanno infinito e perpetuo obligo, avendo egli
    rotti i lacci e le catene delle cose che per via d'una strada comune eglino
    di continuo operavano. Ma poi lo mostrò meglio, e volse far conoscere
    tal cosa nella Libreria di S. Lorenzo, nel medesimo luogo, nel bel
30   partimento delle finestre, nel ribattimento del palco e nella maravigliosa
    entrata di quel ricetto. Né si vide mai grazia più risoluta nelle mensole,
    ne' tabernacoli e nelle cornici straordinaria, né scala più commoda; nella
    quale fece tanto bizarre rotture di scaglioni e variò tanto da la comu-
    ne usanza degli altri, che ognuno se ne stupì.
35   Mandò in questo tempo Pietro Urbano pistolese, suo creato, a Roma a
    mettere in opra un Cristo ignudo che tiene la croce, il quale è una figura
    miracolosissima, che fu posto nella Minerva, allato alla cappella maggio-
    re, per messer Antonio Metelli. Seguitò in detta Sagrestia l'opera; et in
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