Volume 6

Edizione Giuntina
    intorno all'otto ore di notte, al quale pose nome Michelagnolo, per-
    ché, non pensando più oltre, spirato da un che di sopra, volse inferire
    costui essere cosa celeste e divina oltre all'uso mortale, come si vidde
    poi nelle figure della natività sua, avendo Mercurio e Venere in se-
5   conda nella casa di Giove con aspetto benigno riceuto: il che mo-
    strava che si doveva vedere ne' fatti di costui, per arte di mano e
    d'ingegno, opere maravigliose e stupende. Finito l'ufizio della pode-
    steria, Lodovico se ne tornò a Fiorenza enella villa di Settignano,
    vicino alla città tre miglia, dove egli aveva un podere de' suoi passati;
10   il qual luogo è copioso di sassi e per tutto pieno di cave di macigni,
    che son lavorati di continovo da scarpellini e scultori che nascono
    in quel luogo la maggior parte. Fu dato da Lodovico Michelagnolo
    a balia in quella villa alla moglie d'uno scarpellino. Onde Michela-
    gnolo, ragionando col Vasari, una volta per ischerzo disse: «Giorgio,
15   s'i' ho nulla di buono nell'ingegno, egli è venuto dal nascere nella
    sottilità dell'aria del vostro paese d'Arezzo; così come anche tirai dal
    latte della mia balia gli scarpegli e 'l mazzuolo con che io fo le figure».
    Crebbe col tempo in figliuoli assai Lodovico, et essendo male agia-
    to e con poche entrate, andò accomodando all'arte della lana e seta
20   i figliuoli, e Michelagnolo, che era già cresciuto, fu posto con maestro
    Francesco da Urbino alla scuola di gramatica; e perché l'ingegno suo
    lo tirava al dilettarsi del disegno, tutto il tempo che poteva mettere
    di nascoso lo consumava nel disegnare, essendo per ciò e dal padre
    e da' suoi maggiori gridato e talvolta battuto, stimando forse
25   che lo attendere a quella virtù, non conosciuta da loro, fussi cosa
    bassa e non degna della antica casa loro. Aveva in questo tempo pre-
    so Michelagnolo amicizia con Francesco Granacci, il quale, anche
    egli giovane, si era posto appresso a Domenico del Grillandaio per
    imparare l'arte della pittura; là dove, amando il Granacci Michelagnolo
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Edizione Torrentiniana
30   Simon Buonaroti, al quale pose nome al batesimo Michele Agnolo,
    volendo inferire costui essere cosa celeste e divina più che mortale; e nac-
    que nobilissimo, perciò che i Simoni sono sempre stati nobili et onorevoli
    cittadini. Aveva Lodovico molti figliuoli: per che, essendo povero e grave
    di famiglia con assai poca entrata, pose gli altri suoi figliuoli ad
35   alcune arti, e solo si ritenne Michele Agnolo, il quale molto da sé stesso
    nella sua fanciullezza attendeva a disegnare per le carte e pei muri. Onde
    Lodovico, avendo amistà con Domenico Ghirlandai pittore, andatosene
    a la sua bottega, gli ragionò a lungo di Michele Agnolo; per che Domenico,
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